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mercoledì 28 agosto 2013

La bellezza, la potenza, la forza della Fede...dagli Scritti di Maria Valtorta

26 agosto 1943.

Dice Gesù:
«La bellezza, la potenza, la forza della Fede sono tali che la pienezza della stessa la potrete capire solo in Cielo. Quaggiù non ne avete che un pallido riflesso, anche nelle anime più pervase di Fede. Ma questo riflesso è già tanto vasto che basta a dare orientamento a tutta una vita e a condurla dritta dritta a Me.
Parlo della Fede. Della Fede vera. Della mia Fede. Non vi è che un Dio, non vi è che un Cristo, non vi è che una Fede.
Questa Fede vera che è nata con l’uomo, abitante della Terra, unico fiore nel deserto e nell’esilio del primo uomo e dei suoi nati, che si è perfezionata nei secoli, attingendo la pienezza con la mia venuta, sigillo, che non mentisce e che non si può smentire, alla fede dei patriarchi e dei profeti, questa Fede di cui è custode la Chiesa, depositaria dei tesori del Verbo, non è mutabile, perché del suo Creatore condivide gli attributi di immutabilità e di perfezione.
Guarda bene. Che assicurava la Fede ai padri antichi? La mia venuta, atto di una carità così eccelsa che basta esso solo a render sicuri di un Dio, Padre del genere umano. Assicurava la vita eterna riserbata a tutti coloro che sono morti nel Signore e annunciava eterna punizione ai trasgressori della Legge del Signore. Assicurava la nostra Una e Trina Entità. Assicurava l’esistenza dello Spirito Santo da cui viene ogni soprannaturale lume spirituale.
Che assicura la Fede dei cristiani, da 20 secoli a questa parte? Le stesse cose. Ho forse modificato Io la Fede? No. Anzi l’ho  confermata e le ho costruito intorno la roccaforte della mia Chiesa Cattolica, apostolica, romana, nella quale è la Verità da Me stesso deposta.
Fino all’ultimo giorno e all’ultimo uomo la Fede è e resta “quella”. Non ve ne può essere un’altra.Che se voi mi dite che il mondo si evolve, Io vi rispondo che tale evoluzione non è d’ostacolo alla Fede, ma anzi vi deve sempre più rendere facile il credere.
Credere non vuol dire essere dei creduloni. Credere è accettare e comprendere secondo il lume dell’intelligenza quanto vi viene detto  da coloro che non hanno mentito mai: dai Santi di Dio, partendo dai patriarchi; credere è capire alla luce della Grazia, che Io vi ho portata piena e sovrabbondante, quanto ancora resta oscuro all’intelligenza. Credere è soprattutto amare. La credulità è sciocca. Il credere è santo perché è avere lo spirito ubbidiente ai misteri del Signore.
Beati coloro che non mutano la loro fede. Beati quelli che restano fedeli al Signore. Luce su luce è la Fede in un essere. Le cose, tutte le cose: soprannaturali o naturali che siano, si svelano in un lume di verità, ignorato dagli increduli, e l’anima sale ad altezze di amore, di venerazione, di pace, di sicurezza.
No, che non si può descrivere con parola umana ciò che è la Fede in un cuore. E non si può neppure capire, da parte di coloro che credono, quale abisso di terrore, di tenebra, di annientamento, sia un cuore privo di Fede.
Però non giudicare mai i tuoi disgraziati fratelli increduli. Credi anche per loro. Per riparare alle loro negazioni. Io solo giudico. Io solo condanno. Io solo premio. E solo Io so come vorrei soltanto premiare, perché vi amo. Vi amo al punto che per potervi salvare sono morto per  voi, per tutti voi. E non mi potete dare gioia più grande di quella di salvare la vostra anima: di lasciarmela salvare. E non mi potete dare dolore più grande di quello di voler perdere la vostra anima respingendo il mio dono di salvazione.
Ora pensa tu, Maria mia, quanto dolore ha il tuo Gesù. Il tuo Gesù che vede perire le anime come fiori arsi da un vento di fuoco che giorno per giorno accelera la sua opera distruttrice. In verità ti dico che questo è molto più doloroso della barbara flagellazione.

Il tuo Gesù piange, Maria. Piangiamo insieme sulle povere anime che vogliono morire. Se anche il nostro pianto non le salverà, resterà sempre il tuo a conforto del tuo Gesù, e di questo conforto che tu sia benedetta.»

lunedì 26 agosto 2013

1Ts 1,1-5,8b-10

1Ts 1,1-5,8b-10
Paolo e Silvano e Timòteo alla Chiesa dei Tessalonicesi che è in Dio Padre e nel Signore Gesù Cristo: a voi, grazia e pace.
Rendiamo sempre grazie a Dio per tutti voi, ricordandovi nelle nostre preghiere e tenendo continuamente presenti l'operosità della vostra fede, la fatica della vostra carità e la fermezza della vostra speranza nel Signore nostro Gesù Cristo, davanti a Dio e Padre nostro.
Sappiamo bene, fratelli amati da Dio, che siete stati scelti da lui. Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo e con profonda convinzione: ben sapete come ci siamo comportati in mezzo a voi per il vostro bene.
La vostra fede in Dio si è diffusa dappertutto, tanto che non abbiamo bisogno di parlarne. Sono essi infatti a raccontare come noi siamo venuti in mezzo a voi e come vi siete convertiti dagli idoli a Dio, per servire il Dio vivo e vero e attendere dai cieli il suo Figlio, che egli ha risuscitato dai morti,

Gesù, il quale ci libera dall'ira che viene.

domenica 25 agosto 2013

Il Papa all'Angelus: essere cristiani non è un'etichetta, ma testimoniare la fede nella carità e nella giustizia


2013-08-25 
All’Angelus, prima dell’appello per la Siria, il Papa aveva svolto la sua riflessione sul Vangelo di questa domenica in cui Gesù, parlando della salvezza eterna, invita ad entrare per la porta stretta. Riascoltiamo le parole di Papa Francesco in questo servizio di Sergio Centofanti
“Sforzatevi di entrare per la porta stretta”: è la risposta di Gesù a un uomo che gli chiede se sono pochi quelli che si salvano. Il Signore – afferma il Papa – indica così il cammino della salvezza. Ma qual è la porta per la quale dobbiamo entrare?
“Questa porta è Gesù stesso (cfr Gv 10,9). Lui è la porta, il passaggio per la salvezza. Lui ci conduce al Padre. E la porta che è Gesù non è mai chiusa, questa porta non è mai chiusa, è aperta sempre e a tutti, senza distinzione, senza esclusioni, senza privilegi. Perché, sapete, Gesù non esclude nessuno. Qualcuno di voi forse potrà dirmi: ‘Ma, padre, sicuramente io sono escluso perché sono un gran peccatore: ho fatto cose brutte, ne ho fatte tante, nella vita …’. No: non sei escluso! Precisamente per questo sei il preferito, perché Gesù preferisce il peccatore, sempre. Per perdonarlo, per amarlo … Gesù ti sta aspettando per abbracciarti, per perdonarti … Non avere paura: Lui ti aspetta. Animati, fatti coraggio per entrare per la sua porta”.
“Tutti – ha aggiunto - sono invitati a varcare questa porta, a varcare la porta della fede, ad entrare nella sua vita, e a farlo entrare nella nostra vita, perché Lui la trasformi, la rinnovi, le doni gioia piena e duratura”. Oggi – ha poi osservato – “passiamo davanti a tante porte che invitano ad entrare promettendo una felicità" che "dura un istante", che "si esaurisce in se stessa e non ha futuro”. Di qui l’invito del Pontefice:
“Vorrei dire con forza: non abbiamo paura di varcare la porta della fede in Gesù, di lasciarlo entrare sempre di più nella nostra vita, di uscire dai nostri egoismi, dalle nostre chiusure, dalle nostre indifferenze verso gli altri. Perché Gesù illumina la nostra vita con una luce che non si spegne più. Non è un fuoco d’artificio, non è un flash: no. E’ una luce tranquilla che dura sempre e ci da pace. Così è la luce che incontriamo se entriamo per la porta di Gesù”.
Quella di Gesù – ha poi spiegato – “è una porta stretta, non perché sia una sala di tortura", ma perché "ci chiede di aprire il nostro cuore a Lui, di riconoscerci peccatori, bisognosi della sua salvezza, del suo perdono, del suo amore, di avere l’umiltà di accogliere la sua misericordia e farci rinnovare da Lui”:
“Gesù nel Vangelo ci dice che l’essere cristiani non è avere un’«etichetta» … E io domando a voi: voi siete cristiani di etichetta, o di verità? E ciascuno si risponde dentro, eh? … Mai cristiani d’etichetta! Cristiani di verità, di cuore. Essere cristiani è vivere e testimoniare la fede nella preghiera, nelle opere di carità, nel promuovere la giustizia, nel compiere il bene. Per la porta stretta che è Cristo deve passare tutta la nostra vita”.
Alla Vergine Maria, Porta del Cielo, Papa Francesco chiede l’aiuto “a varcare la porta della fede” e “a lasciare che il suo Figlio trasformi la nostra esistenza come ha trasformato la sua per portare a tutti la gioia del Vangelo”.
Nei saluti finali ai pellegrini, il Papa - ricordando che per molti questi giorni segnano la fine del periodo delle vacanze estive – ha augurato per tutti “un ritorno sereno e impegnato alla normale vita quotidiana guardando al futuro con speranza”.

giovedì 22 agosto 2013

Maria Regina e Coeredentrice dell'Universo


Beata Vergine Maria Regina

22 agosto

La festività odierna, parallela a quella di Cristo Re, venne istituita da Pio XII nel 1955. Si celebrava, fino alla recente riforma del calendario liturgico, il 31 maggio, a coronamento della singolare devozione mariana nel mese a lei dedicato. Il 22 agosto era riservato alla commemorazione del Cuore Immacolato di Maria, al cui posto subentra la festa di Maria Regina per avvicinare la regalità della Vergine alla sua glorificazione nell'assunzione al cielo. Questo posto di singolarità e di preminenza, accanto a Cristo Re, le deriva dai molteplici titoli, illustrati da Pio XII nella lettera enciclica “Ad Coeli Reginam” (11 ottobre 1954), di Madre del Capo e dei membri del Corpo mistico, di augusta sovrana e regina della Chiesa, che la rende partecipe non solo della dignità regale di Gesù, ma anche del suo influsso vitale e santificante sui membri del Corpo mistico.
Il latino "regina", come "rex", deriva da "regere", cioè reggere, governare, dominare. Dal punto di vista umano è difficile attribuire a Maria il ruolo di dominatrice, lei che si è proclamata la serva del Signore e ha trascorso tutta la vita nel più umile nascondimento. Luca, negli Atti degli apostoli, colloca Maria in mezzo agli Undici, dopo l'Ascensione, raccolta con essi in preghiera; ma non è lei che impartisce ordini, bensì Pietro. E tuttavia proprio in quella circostanza ella costituisce l'anello di congiunzione che tiene uniti al Risorto quegli uomini non ancora irrobustiti dai doni dello Spirito Santo. Maria è regina perché è madre di Cristo, il re. Ella è regina perché eccelle su tutte le creature, in santità: "In lei s'aduna quantunque in creatura è di bontade ", dice Dante nella Divina Commedia.
Tutti i cristiani vedono e venerano in lei la sovrabbondante generosità dell'amore divino, che l'ha colmata di ogni bene. Ma ella distribuisce regalmente e maternamente quanto ha ricevuto dal Re; protegge con la sua potenza i figli acquisiti in virtù della sua corredenzione e li rallegra con i suoi doni, poichè il Re ha disposto che ogni grazia passi per le sue mani di munifica regina. Per questo la Chiesa invita i fedeli a invocarla non solo col dolce nome di madre, ma anche con quello reverente di regina, come in cielo la salutano con felicità e amore gli angeli, i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori, le vergini. Maria è stata coronata col duplice diadema della verginità e della maternità divina: "Lo Spirito Santo verrà su di te, e la virtù dell'Altissimo ti adombrerà. Per questo il Santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio di Dio".

Etimologia: Maria = amata da Dio, dall'egiziano; signora, dall'ebraico

Martirologio Romano: Memoria della beata Maria Vergine Regina, che generò il Figlio di Dio, principe della pace, il cui regno non avrà fine, ed è salutata dal popolo cristiano come Regina del cielo e Madre di misericordia.

martedì 20 agosto 2013

http://www.versolanuovacreazione.it/

Matteo 19,23-30

23 Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24 Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». 25 A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». 26 E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
27 Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». 28 E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. 29 Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.
30 Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».


lunedì 19 agosto 2013

" E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore”.



Il Papa oggi ha lanciato un nuovo tweet: “Non possiamo essere cristiani part-time – scrive il Pontefice - Se Cristo è al centro della nostra vita, Lui è presente in tutto ciò che facciamo”. Papa Francesco è tornato più volte su questa espressione. Ce ne parla Sergio Centofanti:


L’aveva usata durante la Veglia della Gmg a Copacabana il 27 luglio scorso, invitando i giovani a non essere cristiani “inamidati, di facciata, ma autentici”, cristiani che puntano “in alto, a scelte definitive che diano senso pieno alla vita”. E l’aveva utilizzata nella Messa a Santa Marta il 6 luglio:
“Essere cristiano significa lasciarsi rinnovare da Gesù in questa nuova vita. Io sono un buon cristiano, tutte le domeniche, dalle 11 a mezzogiorno vado a Messa e faccio questo, faccio questo… Come se fosse una collezione. Ma la vita cristiana non è un collage di cose. E’ una totalità armonica, armoniosa, e la fa lo Spirito Santo! Rinnova tutto: rinnova il nostro cuore, la nostra vita e ci fa vivere in uno stile diverso, ma in uno stile che prende la totalità della vita. Non si può essere cristiano a pezzi, part-time. Il cristiano part-time non va! Tutto, la totalità, a tempo pieno. Questo rinnovamento lo fa lo Spirito. Essere cristiano alla fine non significa fare cose, ma lasciarsi rinnovare dallo Spirito Santo”.
I cristiani part-time - afferma Papa Francesco – non hanno sete di annunciare Cristo, ma amano la comodità:
“Anche ci sono i cristiani da salotto, no? Quelli educati, tutto bene, ma non sanno fare figli alla Chiesa con l’annunzio e il fervore apostolico. Oggi possiamo chiedere allo Spirito Santo che ci dia questo fervore apostolico a tutti noi, anche ci dia la grazia di dare fastidio alle cose che sono troppo tranquille nella Chiesa; la grazia di andare avanti verso le periferie esistenziali. Tanto bisogno ha la Chiesa di questo! Non soltanto in terra lontana, nelle chiese giovani, nei popoli che ancora non conoscono Gesù Cristo, ma qui in città, in città proprio, hanno bisogno di questo annuncio di Gesù Cristo. Dunque chiediamo allo Spirito Santo questa grazia dello zelo apostolico, cristiani con zelo apostolico. E se diamo fastidio, benedetto sia il Signore”. (Messa a Santa Marta, 16 maggio 2013)

domenica 18 agosto 2013

Papa Francesco-Angelus di domenica 18 Agosto

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
nella Liturgia di oggi ascoltiamo queste parole della Lettera agli Ebrei: «Corriamo con perseveranza nella corsa che ci sta davanti, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, colui che dà origine alla fede e la porta a compimento» (Eb 12,1-2). E’ un’espressione che dobbiamo sottolineare in modo particolare in questo Anno della fede. Anche noi, durante tutto questo anno, teniamo lo sguardo fisso su Gesù, perché la fede, che è il nostro “sì” alla relazione filiale con Dio, viene da Lui, viene da Gesù. E’ Lui l’unico mediatore di questa relazione tra noi e il nostro Padre che è nei cieli. Gesù è il Figlio, e noi siamo figli in Lui.
Ma la Parola di Dio di questa domenica contiene anche una parola di Gesù che ci mette in crisi, e che va spiegata, perché altrimenti può generare malintesi. Gesù dice ai discepoli: «Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione» (Lc 12,51). Che cosa significa questo? Significa che la fede non è una cosa decorativa, ornamentale; vivere la fede non è decorare la vita con un po’ di religione, come se fosse una torta e la si decora con la panna. No, la fede non è questo. La fede comporta scegliere Dio come criterio-base della vita, e Dio non è vuoto, Dio non è neutro, Dio è sempre positivo, Dio è amore, e l’amore è positivo! Dopo che Gesù è venuto nel mondo non si può fare come se Dio non lo conoscessimo. Come se fosse una cosa astratta, vuota, di referenza puramente nominale; no, Dio ha un volto concreto, ha un nome: Dio è misericordia, Dio è fedeltà, è vita che si dona a tutti noi. Per questo Gesù dice: sono venuto a portare divisione; non che Gesù voglia dividere gli uomini tra loro, al contrario: Gesù è la nostra pace, è la nostra riconciliazione! Ma questa pace non è la pace dei sepolcri, non è neutralità, Gesù non porta neutralità, questa pace non è un compromesso a tutti i costi. Seguire Gesù comporta rinunciare al male, all’egoismo e scegliere il bene, la verità, la giustizia, anche quando ciò richiede sacrificio e rinuncia ai propri interessi. E questo sì, divide; lo sappiamo, divide anche i legami più stretti. Ma attenzione: non è Gesù che divide! Lui pone il criterio: vivere per se stessi, o vivere per Dio e per gli altri; farsi servire, o servire; obbedire al proprio io, o obbedire a Dio. Ecco in che senso Gesù è «segno di contraddizione» (Lc 2,34).
Dunque, questa parola del Vangelo non autorizza affatto l’uso della forza per diffondere la fede. E’ proprio il contrario: la vera forza del cristiano è la forza della verità e dell’amore, che comporta rinunciare ad ogni violenza. Fede e violenza sono incompatibili! Fede e violenza sono incompatibili! Invece fede e fortezza vanno insieme. Il cristiano non è violento, ma è forte. E con che fortezza? Quella della mitezza, la forza della mitezza, la forza dell’amore.
Cari amici, anche tra i parenti di Gesù vi furono alcuni che a un certo punto non condivisero il suo modo di vivere e di predicare, ce lo dice il Vangelo (cfr Mc 3,20-21). Ma sua Madre lo seguì sempre fedelmente, tenendo fisso lo sguardo del suo cuore su Gesù, il Figlio dell’Altissimo, e sul suo mistero. E alla fine, grazie alla fede di Maria, i familiari di Gesù entrarono a far parte della prima comunità cristiana (cfr At 1,14). Chiediamo a Maria che aiuti anche noi a tenere lo sguardo ben fisso su Gesù e a seguirlo sempre, anche quando costa.

giovedì 15 agosto 2013

MADRE SS. ASSUNTA IN CIELO prega per noi affinché arrivi presto il giorno in cui ci rincontreremo.


Ap 11,19a; 12,1a-6.10ab
Si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza.
Un segno grandioso apparve nel cielo: una donna vestita di sole, con la luna sotto i suoi piedi e, sul capo, una corona di dodici stelle. Era incinta, e gridava per le doglie e il travaglio del parto.
Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra.
Il drago si pose davanti alla donna, che stava per partorire, in modo da divorare il bambino appena lo avesse partorito.
Essa partorì un figlio maschio, destinato a governare tutte le nazioni con scettro di ferro, e suo figlio fu rapito verso Dio e verso il suo trono. La donna invece fuggì nel deserto, dove Dio le aveva preparato un rifugio.
Allora udii una voce potente nel cielo che diceva: «Ora si è compiuta la salvezza, la forza e il regno del nostro Dio e la potenza del suo Cristo, perché è stato precipitato l'accusatore dei nostri fratelli, colui che li accusava davanti al nostro Dio giorno e notte».

1Cor 15,20-27a
Fratelli, Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti. Perché, se per mezzo di un uomo venne la morte, per mezzo di un uomo verrà anche la risurrezione dei morti. Come infatti in Adamo tutti muoiono, così in Cristo tutti riceveranno la vita.
Ognuno però al suo posto: prima Cristo, che è la primizia; poi, alla sua venuta, quelli che sono di Cristo. Poi sarà la fine, quando egli consegnerà il regno a Dio Padre, dopo avere ridotto al nulla ogni Principato e ogni Potenza e Forza.
È necessario infatti che egli regni finché non abbia posto tutti i nemici sotto i suoi piedi. L'ultimo nemico a essere annientato sarà la morte, perché ogni cosa ha posto sotto i suoi piedi.

Lc 1,39-56
In quei giorni, Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: "Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore".
Allora Maria disse: 

«L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto per me l'Onnipotente e Santo è il suo nome; di generazione in generazione la sua misericordia per quelli che lo temono. Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato i ricchi a mani vuote. Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, come aveva detto ai nostri padri, per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.



Festa dell'Assunta. Il Papa: Maria è sempre con noi, ci sostiene dal cielo nelle prove più difficili


All’inizio dell’omelia, il Papa ha voluto ricordare l’immagine che della Vergine ci ha dato la Lumen Gentium: Maria, ha detto, brilla sulla terra “come segno di sicura speranza e di consolazione per il Popolo di Dio in cammino”. Quindi, si è soffermato su tre parole chiave: “lotta, risurrezione, speranza”.
Il Papa ha osservato innanzitutto che nell’Apocalisse si parla della “lotta tra la donna e il drago”. La figura della donna “che rappresenta la Chiesa è, da una parte gloriosa, trionfante, e dall’altra ancora in travaglio”. Così, è stata la sua riflessione, è la Chiesa che nella storia “vive continuamente le prove e le sfide che comporta il conflitto tra Dio e il maligno”. Una lotta che non dobbiamo affrontare da soli:
“La Madre di Cristo e della Chiesa è sempre con noi. Sempre: cammina con noi. E’ con noi. Anche Maria, in un certo senso, condivide questa duplice condizione. Lei, naturalmente, è ormai una volta per sempre entrata nella gloria del Cielo. Ma questo non significa che sia lontana, che sia staccata da noi; anzi, Maria ci accompagna, lotta con noi, sostiene i cristiani nel combattimento contro le forze del male”.
Ecco allora che la preghiera con Maria, specie il Rosario, “ha anche questa dimensioneagonistica”, di lotta contro “il maligno e i suoi complici”. E su questo dialoga con i fedeli in piazza:
“…Ma sentite bene: il Rosario! Voi pregate il Rosario tutti i giorni? Ma, non so… Sicuro? Eh? Ecco!”
Si è così soffermato sulla risurrezione, sottolineando che “essere cristiani significa credere che Cristo è veramente risorto dai morti”. Tutta la nostra fede, ha soggiunto, “si basa su questa verità fondamentale che non è un’idea ma un evento”. E anche il mistero dell’Assunzione di Maria è inscritto nella Risurrezione di Gesù:
“L’umanità della Madre è stata ‘attratta’ dal Figlio nel suo passaggio attraverso la morte. Gesù è entrato una volta per sempre nella vita eterna con tutta la sua umanità, quella che aveva preso da Maria; così lei, la Madre, che Lo ha seguito fedelmente per tutta la vita, Lo ha seguito con il cuore, è entrata con Lui nella vita eterna, che chiamiamo anche Cielo, Paradiso, Casa del Padre”.
Anche Maria, ha detto il Papa, “ha conosciuto il martirio della croce, il martirio del suo cuore”: “Lei ha sofferto tanto, nel suo cuore, mentre Gesù soffriva sulla Croce”:
“E’ stata pienamente unita a Lui nella morte, e per questo le è stato dato il dono della risurrezione. Cristo è la primizia dei risorti, e Maria è la primizia dei redenti, la prima di quelli che sono di Cristo. E’ nostra Madre, ma anche possiamo dire è la nostra rappresentante, è la nostra sorella, la nostra prima sorella, è la prima dei redenti che è arrivata in Cielo".
Il Papa ha quindi offerto la sua riflessione sul legame tra Maria e la speranza. Una virtù, ha detto, che è propria di chi, “sperimentando il conflitto, la lotta quotidiana tra la vita e la morte, tra il bene e il male, crede nella Risurrezione di Cristo, nella vittoria dell’Amore”. E ha aggiunto che il canto di Maria, Magnificat, è proprio “il cantico della speranza, è il cantico del Popolo di Dio in cammino nella storia”:
“E’ il cantico di tanti santi e sante, alcuni noti, altri, moltissimi, ignoti, ma ben conosciuti a Dio: mamme, papà, catechisti, missionari, preti, suore, giovani, anche bambini, nonne, nonni: questi hanno affrontato la lotta della vita portando nel cuore la speranza dei piccoli e degli umili”.
Questo cantico, ha affermato ancora, “è particolarmente intenso là dove il Corpo di Cristo patisce oggi la Passione”. E Maria è lì, “vicina a queste comunità, a questi nostri fratelli, cammina con loro, soffre con loro, e canta con loro il Magnificat della speranza”:
“Dove c’è la Croce, per noi cristiani c’è la speranza: sempre. Se non c’è la speranza, noi non siamo cristiani. Per questo a me piace dire: non lasciatevi rubare la speranza. Che non ci rubino la speranza, perché questa forza è una grazia, un dono di Dio che ci porta avanti guardando il Cielo”.
“Cari fratelli e sorelle - ha concluso il Papa – uniamoci anche noi, con tutto il cuore, a questo cantico di pazienza e di vittoria, di lotta e di gioia, che unisce la Chiesa trionfante con quella pellegrinante, che unisce la terra con il Cielo, che unisce la nostra storia con l’eternità, verso la quale camminiamo”.

mercoledì 14 agosto 2013

Il 13 ottobre papa Francesco consacrerà il mondo al cuore immacolato di Maria


IL MIO CUORE IMMACOLATO TRIONFERA'


Il 13 ottobre papa Francesco consacrerà il mondo al cuore immacolato di Maria

Pubblicato da Nadia Pezzini a martedì, agosto 13, 2013

Papa Francesco consacrerà il mondo al Cuore Immacolato di Maria, ad ottobre in Vaticano. La Statua della Madonna di Fatima sarà presente alla Giornata Mariana
In risposta al desiderio del Santo Padre Francesco, la Statua della Madonna del Rosario di Fatima venerata alla Cappellina delle Apparizioni sarà a Roma il 12 e 13 ottobre alla Giornata Mariana promossa dal Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione. Il 13 ottobre ai piedi della Statua della Madonna, il Papa Francesco consacrerà il mondo al Cuore Immacolato di Maria.
La Giornata Mariana è uno dei grandi eventi pontifici previsti nel calendario della celebrazione dell’Anno della Fede e riunirà in Roma centinaia di movimenti e istituzioni legate alla devozione mariana.
Il Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione, Mons. Rino Fisichella, nella lettera indirizzata al Vescovo di Leiria-Fatima Mons. 

Antonio Marto, comunica che “tutte le realtà ecclesiali di spiritualità mariana” sono invitate a partecipare alla Giornata Mariana, un incontro che prevede il giorno 12 un pellegrinaggio alla tomba dell’Apostolo S. Pietro e altri momenti di preghiera e di meditazione, e il giorno 13 la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco in Piazza S. Pietro.
Mons. Rino Fisichella scrive: “È desiderio vivo del Santo Padre che la Giornata Mariana possa avere come speciale segno una delle icone mariane tra le più significative per i cristiani di tutto il mondo e, per questo motivo, abbiamo pensato alla amata statua originale della Madonna di Fatima”.
La statua della Madonna lascerà il Santuario di Fatima in Portogallo la mattina del 12 ottobre e ritornerà nel pomeriggio del giorno 13. Al suo posto alla Cappellina delle Apparizioni sarà collocata la prima Statua della Madonna Pellegrina di Fatima, intronizzata nella Basilica della Madonna del Rosario fin dal 8 dicembre del 2003.

Il Papa a Castel Gandolfo per l'Assunta: Maria, la più umile tra le creature, è già nella gloria della Trinità


Il suo Pontificato lo ha affidato subito alla Madre di Dio recandosi a Santa Maria Maggiore il giorno dopo l’elezione, lo scorso 14 marzo, 5 mesi fa, nella sua prima uscita dal Vaticano da Successore di Pietro. “Il Signore – spiega Papa Francesco - ci affida nelle mani piene di amore e di tenerezza della Madre, perché sentiamo il suo sostegno nell’affrontare e vincere le difficoltà del nostro cammino umano e cristiano”. La vera fede parte dall’umiltà:
“Lei, la più umile tra le creature, grazie a Cristo è già arrivata alla meta del pellegrinaggio terreno: è già nella gloria della Trinità. Per questo Maria nostra Madre, la Madonna, risplende per noi come segno di sicura speranza. E’ la Madre della speranza; nel nostro cammino, nella nostra strada, Lei è la Madre della speranza. E’ la Madre anche che ci consola, la Madre della consolazione e la Madre che ci accompagna nel cammino”. (Angelus, 26 maggio 2013)
Tre parole - sottolinea Papa Francesco – sintetizzano la vita di Maria: ascolto, decisione, azione. Innanzitutto l’ascolto. In mille modi il Signore bussa alla nostra porta e spesso non ce ne accorgiamo:
“Maria sa ascoltare Dio. Attenzione: non è un semplice ‘udire’, un udire superficiale, ma è l’ascolto fatto di attenzione, di accoglienza, di disponibilità verso Dio. Non è il modo distratto con cui a volte noi ci mettiamo di fronte al Signore o agli altri: udiamo le parole, ma non ascoltiamo veramente. Maria è attenta a Dio, ascolta Dio”. (Conclusione Mese mariano, 31 maggio 2013)
Dopo l’ascolto, Maria decide, dice di sì, compie scelte che cambiano la sua vita:
“Nella vita è difficile prendere decisioni, spesso tendiamo a rimandarle, a lasciare che altri decidano al nostro posto, spesso preferiamo lasciarci trascinare dagli eventi, seguire la moda del momento; a volte sappiamo quello che dobbiamo fare, ma non ne abbiamo il coraggio o ci pare troppo difficile perché vuol dire andare controcorrente. Maria nell’Annunciazione, nella Visitazione, alle nozze di Cana va controcorrente, Maria va controcorrente; si pone in ascolto di Dio, riflette e cerca di comprendere la realtà, e decide di affidarsi totalmente a Dio”. (Conclusione Mese mariano, 31 maggio 2013)
Maria non vive di fretta, medita nel suo cuore ciò che non comprende, ma dopo aver ascoltato e deciso, agisce subito, “non si ferma davanti a niente”. Mentre noi, invece, a volte, ci fermiamo all’ascolto senza passare all’azione:
“Nella preghiera, davanti a Dio che parla, nel riflettere e meditare sui fatti della sua vita, Maria non ha fretta, non si lascia prendere dal momento, non si lascia trascinare dagli eventi. Ma quando ha chiaro che cosa Dio le chiede, ciò che deve fare, non indugia, non ritarda, ma va ‘in fretta’. Sant’Ambrogio commenta: la grazia dello Spirito Santo non comporta lentezze”. (Conclusione Mese mariano, 31 maggio 2013)
Maria – osserva il Papa – ci mostra il ruolo della donna nella Chiesa. Una Chiesa che è femminile, è sposa, è madre e genera figli di Dio. Un ruolo, un carisma, quello della donna, ancora da approfondire:
“La Madonna, Maria, era più importante degli Apostoli, dei vescovi e dei diaconi e dei preti. La donna, nella Chiesa, è più importante dei vescovi e dei preti; come, è quello che dobbiamo cercare di esplicitare meglio, perché credo che manchi una esplicitazione teologica di questo”. (Conferenza stampa in aereo, 28 luglio 2013)
“Tutta l’esistenza di Maria – conclude Papa Francesco – è un inno alla vita, un inno di amore alla vita”. Ed è lei “che con mano sicura ci guida al suo Figlio Gesù”, Via, Verità e Vita.

domenica 11 agosto 2013

Maranathà,Vieni Signore Gesù!

Angelus del Papa del 11-08-13
Cari fratelli e sorelle, buongiorno! Il Vangelo di questa domenica (Lc 12,32-48) ci parla del desiderio dell’incontro definitivo con Cristo, un desiderio che ci fa stare sempre pronti, con lo spirito sveglio, perché aspettiamo questo incontro con tutto il cuore, con tutto noi stessi. Questo è un aspetto fondamentale della vita. C’è un desiderio che tutti noi, sia esplicito sia nascosto, abbiamo nel cuore. Tutti noi abbiamo questo desiderio nel cuore.

Anche questo insegnamento di Gesù è importante vederlo nel contesto concreto, esistenziale in cui Lui lo ha trasmesso. In questo caso, l’evangelista Luca ci mostra Gesù che sta camminando con i suoi discepoli verso Gerusalemme, verso la sua Pasqua di morte e risurrezione, e in questo cammino li educa confidando loro quello che Lui stesso porta nel cuore, gli atteggiamenti profondi del suo animo. Tra questi atteggiamenti vi sono il distacco dai beni terreni, la fiducia nella provvidenza del Padre e, appunto, la vigilanza interiore, l’attesa operosa del Regno di Dio. Per Gesù è l’attesa del ritorno alla casa del Padre. Per noi è l’attesa di Cristo stesso, che verrà a prenderci per portarci alla festa senza fine, come ha già fatto con sua Madre Maria Santissima, che l’ha portata in Cielo con Lui. 

Questo Vangelo vuole dirci che il cristiano è uno che porta dentro di sé un desiderio grande, un desiderio profondo: quello di incontrarsi con il suo Signore insieme ai fratelli, ai compagni di strada. E tutto questo che Gesù ci dice si riassume in un famoso detto di Gesù: «Dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore» (Lc 12,34). Il cuore che desidera … Ma, tutti noi abbiamo un desiderio! Ma, povera gente quella che non ha un desiderio! Il desiderio di andare avanti, verso l’orizzonte, e per noi cristiani questo orizzonte è l’incontro con Gesù, l’incontro proprio con Lui, che è la nostra vita, la nostra gioia, quello che ci fa felici. Ma, io vi farei due domande: la prima: tutti voi, avete un cuore desideroso, un cuore che desidera? Pensate e rispondete in silenzio nel vostro cuore. Tu hai un cuore che desidera, o hai un cuore chiuso, un cuore addormentato, un cuore anestetizzato per le cose della vita? Il desiderio: andare avanti all’incontro con Gesù … E, la seconda domanda: dov’è il tuo tesoro, quello che tu desideri? Perché Gesù ci ha detto: “Dov’è il vostro tesoro, là sarà il vostro cuore”, e io domando: “Dov’è il tuo tesoro?

Qual è per te la realtà più importante, più preziosa, la realtà che attrae il mio cuore come una calamita?”. Cosa attrae il tuo cuore? Posso dire che è l’amore di Dio? Che è la voglia di fare il bene agli altri? Di vivere per il Signore e per i nostri fratelli? Posso dire quello? Ognuno risponde nel suo cuore. Ma qualcuno può dirmi: Padre, ma io sono uno che lavora, che ha famiglia, per me la realtà più importante è mandare avanti la mia famiglia, il lavoro… Certo, è vero, eh?, è importante, ma qual è la forza che tiene unita la famiglia? E’ proprio l’amore, e chi semina l’amore nel nostro cuore? Dio. L’amore di Dio. E’ proprio l’amore di Dio che dà senso ai piccoli impegni quotidiani e anche aiuta ad affrontare le grandi prove. Questo è il vero tesoro dell’uomo. Andare avanti nella vita con amore, con quell’amore che il Signore ha seminato nel cuore, con l’amore di Dio. E questo è il vero tesoro. Ma l’amore di Dio cosa è? Non è qualcosa di vago, un sentimento generico; l’amore di Dio ha un nome e un volto: Gesù Cristo. Gesù. L’amore di Dio si manifesta in Gesù, perché noi non possiamo amare l’aria … Ma, amiamo l’aria, amiamo il tutto? No, non si può! Amiamo persone, e la persona che noi amiamo è Gesù, il dono del Padre tra noi. E’ un amore che dà valore e bellezza a tutto il resto, un amore che da forza alla famiglia, al lavoro, allo studio, all’amicizia, all’arte, ad ogni attività umana. E dà senso anche alle esperienze negative, perché ci permette, questo amore, di andare oltre queste esperienze, di andare oltre, di non rimanere prigionieri del male, ma ci fa passare oltre, ci apre sempre alla speranza. Ecco, l’amore di Dio in Gesù sempre ci apre alla speranza, a quell’orizzonte di speranza, all’orizzonte finale del nostro pellegrinaggio. Così anche le fatiche e le cadute trovano un senso. Anche i nostri peccati trovano un senso nell’amore di Dio, perché questo amore di Dio in Gesù Cristo ci perdona sempre, ci ama tanto che ci perdona sempre.

Cari fratelli, oggi nella Chiesa facciamo memoria di santa Chiara di Assisi, che sulle orme di Francesco lasciò tutto per consacrarsi a Cristo nella povertà. Santa Chiara ci dà una testimonianza molto bella di questo Vangelo di oggi: ci aiuti lei, insieme con la Vergine Maria, a viverlo anche noi, ciascuno secondo la propria vocazione.

sabato 10 agosto 2013

Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita, dice il Signore.

2Cor 9,6-10
Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia.
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti: «Ha largheggiato, ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno».
Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia.

Gv 12,24-26
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.
Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna.
Se uno mi vuole servire, mi segua, e dove sono io, là sarà anche il mio servitore. Se uno serve me, il Padre lo onorerà».

lunedì 5 agosto 2013

TOTUS TUUS MADRE NOSTRA,GUIDACI DA CRISTO.


Preparatevi figli,preparatevi a ciò che mai occhio umano vide.
Preparatevi nell'unione con Mio Figlio e vostro Signore Gesù Cristo nella Santa Eucarestia.
Fatevi trovare pronti figli miei,accogliete il MIO SANTO amore di MADRE.
Lasciatevi abbracciare da me,vostra MADRE e SALVEZZA.
Oggi nel giorno della Mia nascita vi dono anche a voi miei figli nuova vita,accoglietela nei vostri cuori;nella vostra anima e nel vostro spirito;affinché siate pronti,vi AMO figli miei.
Vi benedico nel nome del PADRE ,del FIGLIO e dello SPIRITO SANTO,amen.

AUGURI MADRE NOSTRA.

TOTUS TUUS

“Una mamma aiuta i figli a crescere e vuole che crescano bene; per questo li educa a non cedere alla pigrizia - che deriva anche da un certo benessere -, a non adagiarsi in una vita comoda che si accontenta di avere solo delle cose. La mamma ha cura dei figli perché crescano sempre di più, crescano forti, capaci di prendersi responsabilità, di impegnarsi nella vita, di tendere a grandi ideali (...) La Madonna fa proprio questo in noi, ci aiuta a crescere umanamente e nella fede, ad essere forti e non cedere alla tentazione dell’essere uomini e cristiani in modo superficiale, ma a vivere con responsabilità, a tendere sempre più in alto”. (Rosario a S. Maria Maggiore, 4 maggio 2013)


Nella celebre Cappella Paolina che si apre nella Basilica, vi è in particolare un’icona sacra e miracolosa, molto cara alla Città eterna, la Salus Populi Romani, che anche Papa Francesco ha mostrato in pochi mesi di avere molto cara:
“La Salus Populi Romani è la mamma che ci dona la salute nella crescita, ci dona la salute nell’affrontare e superare i problemi, ci dona la salute nel renderci liberi per le scelte definitive; la mamma che ci insegna ad essere fecondi, ad essere aperti alla vita e ad essere sempre fecondi di bene, fecondi di gioia, fecondi di speranza, a non perdere mai la speranza, a donare vita agli altri, vita fisica e spirituale”. (Rosario a S. Maria Maggiore, 4 maggio 2013)