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giovedì 27 giugno 2013

Daje a'Fransceeeee.....


Il Papa: fondate con gioia la vita su Gesù Roccia, no ai “cristiani senza Cristo”

Ci sono persone che “si mascherano da cristiani” e peccano o di eccessiva superficialità o di troppa rigidità, dimenticando che un vero cristiano è un uomo della gioia che poggia la fede sulla roccia di Cristo. È stato questo il pensiero di fondo di Papa Francesco alla Messa di stamattina in Casa S. Marta. Con il Pontefice ha concelebrato il cardinale arcivescovo di Aparecida, Raimundo Damasceno Assis, assieme ad altri vescovi. Alla Messa era presente personale della Direzione di Sanità e Igiene del Vaticano, accompagnato dal dott. Patrizio Polisca. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Rigidi e tristi. O allegri ma senza avere idea della gioia cristiana. Sono due “case”, in certo modo opposte, in cui abitano due categorie di credenti e che in entrambi casi hanno un difetto grave: si fondano su un cristianesimo fatto di parole e non si basano sulla “roccia” della Parola di Cristo. Papa Francesco individua questo duplice gruppo commentando il Vangelo di Matteo del giorno, il celeberrimo brano delle case sulla sabbia e sulla roccia.
“Nella storia della Chiesa ci sono state due classi di cristiani: i cristiani di parole – quelli “Signore, Signore, Signore” – e i cristiani di azione, in verità. Sempre c’è stata la tentazione di vivere il nostro cristianesimo fuori della roccia che è Cristo. L’unico che ci dà la libertà per dire ‘Padre’ a Dio è Cristo o la roccia. E’ l’unico che ci sostiene nei momenti difficili, no? Come dice Gesù: cade la pioggia, straripano i fiumi, soffiano i venti, ma quando è la roccia è sicurezza, quando sono le parole, le parole volano, non servono. Ma è la tentazione di questi cristiani di parole, di un cristianesimo senza Gesù, un cristianesimo senza Cristo. E questo è accaduto e accade oggi nella Chiesa: essere cristiani senza Cristo”.
Papa Francesco analizza più da vicino questi “cristiani di parole”, rivelando le loro specifiche caratteristiche. C’è un primo tipo – definito “gnostico – “che invece di amare la roccia, ama le parole belle” e dunque vive galleggiando sulla superficie della vita cristiana. E poi c’è l’altro, che Papa Francesco chiama “pelagiano”, il quale ha uno stile di vita serioso e inamidato. Cristiani, ironizza il Papa, che “guardano il pavimento”:
“E questa tentazione oggi c’è. Cristiani superficiali che credono, sì Dio, Cristo, ma troppo ‘diffuso’: non è Gesù Cristo quello che ti dà fondamento. Sono gli gnostici moderni. La tentazione dello gnosticismo. Un cristianesimo ‘liquido’. D’altra parte, sono quelli che credono che la vita cristiana si debba prendere tanto sul serio che finiscono per confondere solidità, fermezza, con rigidità. Sono i rigidi! Questo pensano che per essere cristiano sia necessario mettersi in lutto, sempre”.
Il fatto, prosegue Papa Francesco, è che di questi cristiani “ce ne sono tanti”. Ma, obietta, “non sono cristiani, si mascherano da cristiani”. “Non sanno – insiste – cosa sia il Signore, non sanno cosa sia la roccia, non hanno la libertà dei cristiani. E, per dirlo un po’ semplicemente, non hanno gioia”:
“I primi hanno una certa ‘allegria’ superficiale. Gli altri vivono in una continua veglia funebre, ma non sanno cosa sia la gioia cristiana. Non sanno godere la vita che Gesù ci dà, perché non sanno parlare con Gesù. Non si sentono su Gesù, con quella fermezza che dà la presenza di Gesù. E non solo non hanno gioia: non hanno libertà. Questi sono schiavi della superficialità, di questa vita diffusa, e questi sono schiavi della rigidità, non sono liberi. Nella loro vita, lo Spirito Santo non trova posto. E’ lo Spirito che ci dà la libertà! Il Signore oggi ci invita a costruire la nostra vita cristiana su Lui, la roccia, quello che ci dà la libertà, quello che ci invia lo Spirito, quello che ti fa andare avanti con la gioia, nel suo cammino, nelle sue proposte”.

Matteo 7,21-29



Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli.
Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo noi profetato nel tuo nome e cacciato demòni nel tuo nome e compiuto molti miracoli nel tuo nome?
Io però dichiarerò loro: Non vi ho mai conosciuti; allontanatevi da me, voi operatori di iniquità.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, è simile a un uomo saggio che ha costruito la sua casa sulla roccia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa non cadde, perché era fondata sopra la roccia.
Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, è simile a un uomo stolto che ha costruito la sua casa sulla sabbia.
Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde, e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe finito questi discorsi, le folle restarono stupite del suo insegnamento:
egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità e non come i loro scribi.

mercoledì 26 giugno 2013

Il Papa: agli occhi di Dio siamo tutti uguali, anche io. Nessuno è inutile nella Chiesa

Siamo tutti necessari nella Chiesa, nessuno è inutile. E’ il messaggio forte che arriva da Papa Francesco che, in una piazza San Pietro gremita di fedeli come ogni mercoledì, dialoga con il Popolo di Dio. La sua diventa una catechesi partecipata. Del resto, il tema su cui si sofferma il Pontefice è proprio la Chiesa come Tempio dello Spirito Santo. L’antico Tempio, ha detto, “era edificato dalle mani degli uomini” perché “si voleva ‘dare una casa’ a Dio”. Ma con l’Incarnazione del Figlio di Dio “è Dio stesso che “costruisce la sua casa”, “Cristo è il Tempio vivente”. E noi, ha detto ancora, “siamo le pietre vive dell’edificio di Dio, unite profondamente a Cristo”. “Noi – ha avvertito – non siamo isolati, noi siamo popolo di Dio, e questo è la Chiesa: Popolo di Dio”. La Chiesa, ha poi osservato, “non è un intreccio di cose e interessi, ma il Tempio dello Spirito Santo”, in cui “ognuno di noi, con il dono del Battesimo è pietra viva”. E questo, ha detto, “ci dice che nessuno è inutile nella Chiesa”:
“Nessuno è inutile nella Chiesa! E se qualcuno, per caso, dice a qualcuno di voi: 'Ma, vai a casa, che tu sei un inutile!’, quello non è vero! Nessuno è inutile nella Chiesa: tutti siamo necessari, per costruire questo Tempio!”
Nessuno, ha aggiunto, “è secondario”. Ed ha avvertito: nessuno può dire di essere “il più importante, nella Chiesa!”:
“Tutti siamo uguali agli occhi di Dio, tutti, tutti! Ma qualcuno di voi può dire: 'Ma, senta, signor Papa, Lei non è uguale a noi?'. Sì, sono come ognuno di voi, tutti siamo uguali, tutti siamo fratelli! Nessuno è anonimo: tutti formiamo e costruiamo la Chiesa”.
E questo, ha proseguito, “ci invita anche a riflettere sul fatto che se manca il mattone della nostra vita cristiana, manca qualcosa alla bellezza della Chiesa”:
“E anche alcuni dicono: ‘Ah, io con la Chiesa no, non c’entro!’. Ma manca il mattone della tua vita, in questo bel Tempio! Nessuno può andarsene, eh? Tutti dobbiamo portare alla Chiesa la nostra vita, il nostro cuore, il nostro amore, il nostro pensiero, il nostro lavoro … Tutti insieme!”.
Ecco allora, ha detto il Papa che dobbiamo aprirci all’azione dello Spirito Santo “per essere parte attiva nelle nostre comunità”, dobbiamo essere “pietre vive”, non “pietre stanche, annoiate e indifferenti”:
“Ma, avete visto voi che cosa brutta è un cristiano stanco, annoiato, indifferente? E’ brutto, un cristiano così, non va! Il cristiano dev’essere vivo, gioioso di essere cristiano! Deve vivere questa bellezza di fare un popolo di Dio, che è la Chiesa”.
Al momento dei saluti ai pellegrini, il Papa ha rivolto un particolare saluto, colmo di affetto, al cardinale Salvatore De Giorgi e quanti gli sono vicini in occasione del suo 60.mo anniversario di ordinazione presbiterale e quarantesimo di vescovo:
"Ma pensate voi che bel servizio alla Chiesa: 60 anni di sacerdote e 40 di vescovo! E’ un bel servizio che lui ha fatto, e lui ha un cuore di padre, ha bontà di padre e con questo cuore di padre ha fatto tanto bene alla Chiesa. Oggi, vi dico una cosa: oggi alla mattina abbiamo celebrato la Messa e c’era un gruppo piccolo – in relazione ai tanti che sono – piccolo di preti che sono stati ordinati da lui: era piccolo il gruppo, ce n’erano più di ottanta! Immaginatevi quanti ha ordinato quest’uomo! Ringraziamolo per tutto quello che ha fatto per la Chiesa!".

martedì 25 giugno 2013

Il Papa: essere cristiano non è una casualità, ma una chiamata d'amore

Papa Francesco ha incentrato l’omelia sulla Prima Lettura, tratta dal Libro della Genesi, dove si racconta della discussione tra Abram e Lot per la divisione della terra. “Quando io leggo questo – ha detto il Papa – penso al Medio Oriente e chiedo tanto al Signore che ci dia a tutti la saggezza, questa saggezza – non litighiamo, io di qua e tu di là… - per la pace”. Abram, ha osservato il Papa, “continua a camminare”. “Lui – ha affermato – aveva lasciato la sua terra per andare, non sapeva dove, ma dove il Signore gli dirà”. Continua a camminare, dunque, perché crede nella Parola di Dio che “lo aveva invitato ad uscire dalla sua terra”. Quest’uomo, forse novantenne, ha detto ancora il Papa, guarda la terra che gli indica il Signore e crede:
Abram parte dalla sua terra con una promessa: tutto il suo cammino è andare verso questa promessa. E il suo percorso è anche un modello del nostro percorso. Dio chiama Abram, una persona, e di questa persona fa un popolo. Se noi andiamo al Libro della Genesi, all’inizio, alla Creazione, possiamo trovare che Dio crea le stelle, crea le piante, crea gli animali, crea le, le, le, le… Ma crea l’uomo: al singolare, uno. Sempre Dio ci parla al singolare a noi, perché ci ha creato a sua immagine e somiglianza. E Dio ci parla al singolare. Ha parlato ad Abram e gli ha dato una promessa e lo ha invitato ad uscire dalla sua terra. Noi cristiani siamo stati chiamati al singolare: nessuno di noi è cristiano per puro caso! Nessuno!”
C’è una chiamata “col nome, con una promessa”, ha ribadito il Papa: “Vai avanti, Io sono con te! Io cammino affianco a te”. E questo, ha proseguito, Gesù lo sapeva: “ anche nei momenti più difficili si rivolge al Padre”:
“Dio ci accompagna, Dio ci chiama per nome, Dio ci promette una discendenza. E questa è un po’ la sicurezza del cristiano. Non è una casualità, è una chiamata! Una chiamata che ci fa andare avanti. Essere cristiano è una chiamata di amore, di amicizia; una chiamata a diventare figlio di Dio, fratello di Gesù; a diventare fecondo nella trasmissione di questa chiamata agli altri; a diventare strumenti di questa chiamata. Ci sono tanti problemi, tanti problemi; ci sono momenti difficili: Gesù ne ha passati tanti! Ma sempre con quella sicurezza: ‘Il Signore mi ha chiamato. Il Signore è come me. Il Signore mi ha promesso’”.
Il Signore, ha ribadito, “è fedele, perché Lui mai può rinnegare se stesso: Lui è la fedeltà”. E pensando a questo brano dove Abram “è unto padre, per la prima volta, padre dei popoli, pensiamo anche a noi che siamo stati unti nel Battesimo e pensiamo alla nostra vita cristiana”:
“… qualcuno dirà ‘Padre, io sono peccatore’… Ma tutti lo siamo. Quello si sa. Il problema è: peccatori, andare avanti col Signore, andare avanti con quella promessa che ci ha fatto, con quella promessa di fecondità e dire agli altri, raccontare agli altri che il Signore è con noi, che il Signore ci ha scelto e che Lui non ci lascia soli, mai! Quella certezza del cristiano ci farà bene. Che il Signore ci dia, a tutti noi, questa voglia di andare avanti, che ha avuto Abram, in mezzo ai problemi; ma andare avanti, con quella sicurezza che Lui che mi ha chiamato, che mi ha promesso tante cose belle è con me!”.

lunedì 24 giugno 2013

Il Papa: la Chiesa sia come San Giovanni, voce che indica la Parola senza idee proprie

Nel giorno in cui la Chiesa celebra la nascita di San Giovanni Battista, Papa Francesco ha iniziato la sua omelia rivolgendo gli auguri a tutti coloro che portano il nome Giovanni. La figura di Giovanni Battista, ha detto il Papa, non è sempre facile da capire. “Quando pensiamo alla sua vita – ha osservato – è un profeta”, un “uomo che è stato grande e poi finisce come un poveraccio”. Chi è dunque Giovanni? Lui stesso, ha detto il Papa, lo spiega: “Io sono una voce, una voce nel deserto”, ma “è una voce senza Parola, perché la Parola non è Lui, è un Altro”. Ecco allora qual è il mistero di Giovanni: “Mai si impadronisce della Parola”, Giovanni “è quello che indica, quello che segna”. Il “senso della vita di Giovanni – ha soggiunto – è indicare un altro”. Papa Francesco ha quindi confidato di essere colpito dal fatto che la “Chiesa scelga come festa di Giovanni” un periodo in cui i giorni sono i più lunghi dell’anno, “hanno più luce”. E davvero Giovanni “era l’uomo della luce, portava la luce, ma non era luce propria, era una luce riflessa”. Giovanni è “come una luna” e quando Gesù iniziò a predicare, la luce di Giovanni “incominciò a diminuire ad andare giù”. “Voce non Parola – ha detto il Papa - luce, ma non propria”:
“Giovanni sembra essere niente. Quella è la vocazione di Giovanni: annientarsi. E quando noi contempliamo la vita di quest’uomo, tanto grande, tanto potente – tutti credevano che fosse lui il Messia – quando contempliamo questa vita, come si annienti fino al buio di un carcere, contempliamo un grande mistero. Noi non sappiamo come sono stati gli ultimi giorni di Giovanni. Non lo sappiamo. Sappiamo soltanto che è stato ucciso, la sua testa su un vassoio, come grande regalo da una ballerina ad un’adultera. Credo che più di questo non si possa andare giù, annientarsi. Quello è stato il fine di Giovanni”.
Nel carcere, ha proseguito, Giovanni ha sperimentato dei dubbi, aveva un’angoscia e ha chiamato i suoi discepoli per andare da Gesù a chiedergli: “Sei Tu, o dobbiamo aspettare un altro?”. C’è “proprio il buio, il dolore sulla sua vita”. Neanche questo “gli fu risparmiato a Giovanni”, ha detto il Papa che ha aggiunto: “la figura di Giovanni a me fa pensare tanto alla Chiesa”:
“La Chiesa esiste per proclamare, per essere voce di una Parola, del suo sposo, che è la Parola. E la Chiesa esiste per proclamare questa Parola fino al martirio. Martirio precisamente nelle mani dei superbi, dei più superbi della Terra. Giovanni poteva farsi importante, poteva dire qualcosa di sé. ‘Ma io penso mai’, soltanto questo: indicava, si sentiva voce, non Parola. Il segreto di Giovanni. Perché Giovanni è santo e non ha peccato? Perché mai, mai ha preso una verità come propria. Non ha voluto farsi ideologo. L’uomo che si è negato a se stesso, perché la Parola venga su. E noi, come Chiesa, possiamo chiedere oggi la grazia di non diventare una Chiesa ideologizzata…”.
La Chiesa, ha soggiunto, deve ascoltare la Parola di Gesù e farsi voce, proclamarla con coraggio. “Quella – ha detto – è la Chiesa senza ideologie, senza vita propria: la Chiesa che è il mysterium lunae, cha ha luce dal suo Sposo e deve diminuire, perché Lui cresca”:
“Questo è il modello che ci offre oggi Giovanni, per noi e per la Chiesa. Una Chiesa che sempre sia al servizio della Parola. Una Chiesa che mai prenda niente per se stessa. Oggi nella preghiera abbiamo chiesto la grazia della gioia, abbiamo chiesto al Signore di allietare questa Chiesa nel suo servizio alla Parola, di essere voce di questa Parola, predicare questa Parola. Chiediamo la grazia di imitare Giovanni, senza idee proprie, senza un Vangelo preso come proprietà, soltanto una Chiesa voce che indica la Parola, e questo fino al martirio. Così sia!”.

Nella profondità dello spirito

1 Pietro 1,8-12
Voi lo amate, pur senza averlo visto e ora, senza vederlo, credete in lui. Perciò esultate di gioia indicibile e gloriosa,mentre raggiungete la mèta della vostra fede: la salvezza delle anime.

Nella profondità dello spirito
Gesù ci indica la Via,Verità e Vita.
“Andate avanti nel silenzio,nella perseveranza,nella fede;perché sono giorni duri,intensi e fondamentali per il vostro cammino. Fate attenzione perché satana e sempre in agguato per farvi inciampare e cadere.
Solo la vostra SINCERA e PURA OFFERTA a DIO PADRE in questo momento vi può salvare. Voi non potete vincere da soli,anche se aveste molti doni.
Oggi vi salva solo la vostra vera,pura ed immacolata OFFERTA a DIO TRINO e UNO,attraverso il Cuore di mia e vostra MADRE MARIA SS. e la SINCERA COMUNIONE tra di voi.
Perciò fratelli e sorelle non fatevi abbattere da falsi pensieri o da sconforto in questi tempi,perché non vengono dal PADRE MIO,affinché non indeboliate con la vostra offerta, l’azione spirituale che state portando avanti nella RICAPITOLAZIONE del vostro essere in me,in CRISTO RE; a favore dell’evangelizzazione dell’universo e dell’intero popolo che attende questo annuncio di SALVEZZA.
Perciò rendete pura la vostra via,FORZA E FEDE!
STO ARRIVANDO fratelli e sorelle STO ARRIVANDO,come un ladro nella notte;così sarà il MIO GLORIOSO RITORNO. Tenetevi pronti  la mia venuta che è alle porte,non fatevi ingannare dall’indifferenza e dal  nulla che vi circonda,dal vuoto che sembra sussistere attorno al vostro amato pianeta. Vi consolerò presto figli miei. Grandi eventi vedrete.
Unitevi oggi più che mai alla Madre mia e vostra. Ora è il momento della battaglia decisiva e nulla avrà a temere chi è con ME. RIMANETE saldi in ME ed IO,il PADRE e lo SPIRITO SANTO faremo dimora in voi; il tempo è breve ASCOLTATEMI.
Non abbiate timore perché io,Gesù Cristo sono sempre con voi,al vostro fianco,domandate al PADRE di svuotarvi delle cose vecchie e di riempirvi con la potenza del SUO SPIRITO di cose nuove,cose SUE ;per la vostra missione,per prepararvi a ciò che presto dovrete compiere nel MIO NOME.
Allontanatevi da tutte le cose del mondo,tutto sia elevato a DIO ONNIPOTENTE ed eterno:
ANIMA,CORPO E SPIRITO.
Siate PRONTI,PRUDENTI e FORTI. Sarete “luce per le genti”,come “pecore in mezzo ai lupi” ma non deviate,non fatevi deviare  dalla vostra via e missione perché uniti a ME e MARIA SS. “non dovrete temere alcun male”;siate pronti perché STO ARRIVANDO ;STO ARRIVANDO. Non ascoltate coloro che vi dicono che nulla accadrà,che i tempi non sono ancora maturi,ATTENTI AI FALSI PROFETI. Aprite i vostri cuori e le vostre anime alla MIA azione,donate la VERA pace nell’AMORE PURO di DIO PADRE all’universo,a tutto il creato. Affinché i cuori di coloro che verranno presto evangelizzati siano già pronti e ricolmi di PACE ed AMORE.
Vi ringrazio ancora della vostra umile offerta,GRAZIE di aver risposto anche alla chiamata di mia e vostra Madre MARIA SS.,vi AMIAMO figlioli,di un amore che solo POI comprenderete. Tutto è pronto.
Entrate sempre più nell’intimità del vostro GRANDE SPIRITO dove è impressa la “scintilla” del PADRE,entrate nella comunione con il vostro ANGELO che DIO vi ha donato;così da non pensare più secondo gli uomini ma secondo il vostro CREATORE. Seguite la SUA volontà e condividete tutti i vostri doni che gratuitamente avete ricevuto con tutti i fratelli e sorelle dell’universo.
Perché vi ammaestriate gli uni gli altri nell’amore DIVINO e possiate camminare speditamente verso ciò che attende i veri figli di DIO;”la nuova creazione”.
Per far ciò non abbiate timore;TUTTO vi verrà dato dall’alto nel tempo opportuno,secondo la vostra originalità e la vostra missione che vi è stata affidata sin dal principio.
Non dimenticate che sono sempre con voi,e MI OFFRO AL PADRE CONTINUAMENTE per voi e con chi di voi vorrà ricapitolarmi se stesso,salendo con me sulla CROCE con la quale HO REDENTO l’universo.
Ed IO quale “BUON PASTORE” e “SACERDOTE per sempre al pari di MELCHISEDEK” offro questo mio e vostro sacrificio sull’altare di DIO PADRE come “olocausto” per il MIO IMMINENTE GLORIOSO RITORNO.
 E con la MIA benedizione,con quella della MADRE mia e vostra,SAN GIUSEPPE,gli ARCANGELI,gli ANGELI,i SANTI Apostoli,il Nucleo Centrale,i Martiri,la COMUNIONE dei SANTI,Cherubini,Serafini,Troni e Potestà.

VI BENEDICO nel nome del PADRE,del FIGLIO e dello SPIRITO SANTO.  

domenica 23 giugno 2013

Lolek

GIOVANNI PAOLO II...."LOLEK",per alcuni una figura controversa;ma per me un SANTO mandato da DIO PADRE!

Per ciò che ha fatto,dovrebbe essere esempio per tutti noi a spronarci verso il mistero di CRISTO
attraverso sua e nostra Madre MARIA SANTISSIMA.
Queste parole per molti possono sembrare grosse ed incomprensibili,ma sono di una semplicità e di un amore infinito,serve solo AFFIDARE il proprio cuore e la propria vita alla SANTA MADRE DI DIO,MARIA.
Non a caso il nostro amato Lolek (scusate… ma a me personalmente piace chiamarlo così,come lo chiamava sua mamma e sentirlo come un fratello maggiore che mi guida verso il cuore di Maria e di Cristo) ha fatto suo il motto del suo papato “TOTUS TUUS”,tutto tuo,indicando la devozione e l’offerta della sua vita unita al suo cuore alla MADRE DI GESU’ NOSTRO SIGNORE.
Lolek ha avuto una vita travagliata a dire poco,sin da piccolo il “maligno” a sempre cercato di ostacolare il progetto che DIO aveva per lui,grandi e pesanti tribolazioni lo hanno colpito,lui e soprattutto la sua famiglia,MA LA VERGINE vegliava costantemente su di lui.
Dopo i 20 anni Lolek si trovò già completamente solo,prima toccò alla mamma morire di una morte lenta e dolorosa,poi il fratello dottore santificando la sua giovane vita assistendo malati con gravi malattie infettive,in particolar modo una donna che era stata lasciata completamente sola in un reparto “di quarantena” dell’ospedale in cui stava rendendo servizio,e da li anch’egli venne contagiato e successivamente morì;infine il papà di Lolek dopo una vita nell’esercito e ad accudire moglie e figli,si spense piano piano dopo lunghi anni di sofferenza mentre suo figlio lavorava e lo accudiva.Tutto questo condito dalla guerra,prima con i nazisti e poi i comunisti.
Nonostante tutto ciò la sua vita proseguiva dolorosamente a fatica con mille impegni soprattutto nel teatro e della cultura polacca,di cui era un grande appassionato portando avanti sia questo che anche vari gruppi di preghiera;negli ultimi anni clandestina,soprattutto nel periodo delle occupazioni naziste e comuniste,ma con una FEDE SMISURATA e una GRANDE DEVOZIONE già da allora alla SANTA VERGINE MARIA.
LA FEDE lasciatagli in custodia dalla mamma e affiancato da alcune importanti figure sacerdotali polacche hanno fatto si che Lolek rimanesse sempre vicino alla strada che avrebbe seguito in futuro,difatti successivamente iniziò i suoi studi in seminario in Polonia dove tanto per cambiare le insidie erano dietro l’angolo;ma il tutto proseguì tra il lavoro alla cava della Solvey e lo studio con tutte le problematiche annesse legate al nazismo prima e comunismo in seguito.
Il “maligno” dopo tutte queste traversie fatte passare a Lolek,non finì così la sua battaglia per strapparlo al PROGETTO di DIO PADRE,ma continuò incessantemente lungo tutta la sua vita a rendergliela dolorosamente e MISTICAMENTE QUASI UGUALE A QUELLA DI CRISTO,basti vedere anche l’attentato a Roma in piazza San Pietro,quando anche lui disse che ERA STATA LA MANO DELLA MADONNA A GUIDARE QUELLA PALLOTTOLA altrimenti sarebbe sicuramente morto;gli anni successivi poi incontrò altri problemi di salute a cui seguirono vari ricoveri ospedalieri,fino alla lunga e brutta malattia che lo ha portato agonizzante agli ultimi giorni,COME UN CALVARIO SOTTO LA CROCE DI CRISTO PER UNIRSI A LUI.

NONOSTANTE TUTTO CIO’ ,LUI E’ RIUSCITO A PORTARE LA PAROLA DI CRISTO E LA PACE IN TUTTO IL MONDO DOVUNQUE LO ACCOGLIEVANO,RADUNANDO ATTORNO A SE MIGLIONI DI PERSONE,SOPRATTUTTO GIOVANI,CHIEDENDO SCUSA DEGLI ERRORI COMMESSI IN PASSATO DALLA CHIESA,ABBATTENDO MURI,INDIFFERENZA,IDEALISMI E MOLTO ALTRO,PER AMORE DI CRISTO GESU’ E DI MARIA SANTISSIMA NEL PROGETTO DI DIO PADRE.
RICONOSCIUTOSI NEL III° MISTERO DI FATIMA E ANCOR DI PIU’ SAPEVA ED HA RICONOSCIUTO LA SANTITA’ DI PADRE PIO E IL RAPPORTO DIRETTO CHE IL SANTO FRATE AVEVA CON LA TRINITA’ E LA MADONNA.


In memoria di:
LOLEK
KAROL WOJTYLA
PAPA GIOVANNI PAOLO II         

(Visto l’usanza che si è persa nel tempo di “benedirci" a vicenda come Dio ci ha insegnato,mi piacerebbe ricominciare con tutti voi nell’umiltà di CRISTO GESU’ a benedirci e a benedire chiunque incontriate portando nel cuore MARIA SANTISSIMA)
Vi abbraccio e vi benedico nel nome del PADRE,del FIGLIO e dello SPIRITO SANTO,AMEN.

E CHE DIO BENEDICA TUTTI NOI UMILI SERVI DI SUO FIGLIO GESU’.

Angelus. Il Papa: rifiutate i valori avariati, andate controcorrente e dite sì a Cristo con coraggio


Lo slancio di Papa Francesco è irrefrenabile e la gestualità e il tono di voce rendono bene, in modo “fisico”, il concetto espresso dalle parole: il Vangelo è una causa per donne e uomini impavidi, quelli che – ieri come oggi, e oggi sono più che ieri – non innestano la retromarcia se intravedono che la loro fedeltà a Cristo rischia di diventare pericolosa o addirittura fatale. Il mezzogiorno di Papa Francesco è un tuono che scuote gli altoparlanti di Piazza San Pietro e le coscienze, quando la sua voce si alza a ricordare quanti “uomini retti” preferiscano “andare controcorrente pur di non rinnegare la voce della coscienza, la voce della verità”:
"Persone rette, che non hanno paura di andare controcorrente! E noi, non dobbiamo avere paura! Fra voi ci sono tanti giovani. A voi giovani dico: Non abbiate paura di andare controcorrente, quando ci vogliono rubare la speranza, quando ci propongono questi valori che sono avariati (...) questi valori ci fanno male. Dobbiamo andare controcorrente! E voi giovani, siate i primi: Andate controcorrente e abbiate questa fierezza di andare proprio controcorrente. Avanti, siate coraggiosi e andate controcorrente! E siate fieri di farlo!".
L’applauso degli 80 mila sotto la finestra è quasi un riflesso automatico che incanala di ritorno l’energia accesa dal Papa. Che prende a modello S. Giovanni Battista, la cui festa liturgica è domani, e lo indica come un martire della verità al pari di tutti coloro che, dall’alba della Chiesa fin nelle pieghe della cronaca più attuale, hanno versato e versano il sangue per amore di Gesù:
“In duemila anni sono una schiera immensa gli uomini e le donne che hanno sacrificato la vita per rimanere fedeli a Gesù Cristo e al suo Vangelo. E oggi, in tante parti del mondo, ci sono tanti, tanti, - più che nei primi secoli – tanti martiri, che danno la propria vita per Cristo, che sono portati alla morte per non rinnegare Gesù Cristo. Questa è la nostra Chiesa. Oggi abbiamo più martiri che nei primi secoli”.
Martiri anche di un “martirio quotidiano” il quale, ripete Papa Francesco, non sempre passa per il sangue ma più spesso per quella “logica di Gesù, la “logica del dono”, che fa compiere “il proprio dovere con amore”:
“Quanti papà e mamme ogni giorno mettono in pratica la loro fede offrendo concretamente la propria vita per il bene della famiglia! Pensiamo a questo: quanti sacerdoti, frati, suore svolgono con generosità il loro servizio per il regno di Dio! Quanti giovani rinunciano ai propri interessi per dedicarsi ai bambini, ai disabili, agli anziani… Anche questi sono martiri! Martiri quotidiani, martiri della quotidianità!”.
Poi, l’ardore di Papa Francesco si placa e il suo parlare si adegua all’andamento più sommesso della recita dell’Angelus. Ma è solo una pausa prima dell’ultimo affondo, l’eco che vuole lasciare un solco perché nessuno dimentichi:
“Ricordatevi bene: non abbiate paura di andare controcorrente! Siate coraggiosi! E così, come noi non vogliamo mangiare un pasto andato a male, non portiamo con noi questi valori che sono avariati e che rovinano la vita e tolgono la speranza. Avanti!”.

sabato 22 giugno 2013

Il Papa: serviamo la Parola di Dio, non l'idolatria della ricchezza e le preoccupazioni del mondo

“Le ricchezze e le preoccupazioni del mondo - ci spiega qui – soffocano la Parola di Dio e non la lasciano crescere. E la Parola muore, perché non è custodita: è soffocata. In quel caso si serve la ricchezza o si serve la preoccupazione, ma non si serve la Parola di Dio. E anche questo ha un senso temporale, perché la Parabola è un po’ costruita – il discorso di Gesù nella Parabola – sul tempo, no? Non preoccupatevi dell’indomani, di cosa fai domani… E anche la Parabola del Seminatore è costruita sul tempo: semina, poi viene la pioggia e cresce. Cosa fa in noi, cosa fanno le ricchezze e cosa fanno le preoccupazioni? Semplicemente ci tolgono dal tempo”.Tutta la nostra vita, ha sottolineato il Papa, è fondata su tre pilastri: uno nel passato, uno nel presente e un altro nel futuro. Il pilastro del passato, ha spiegato, “è quello dell’elezione del Signore”. Ognuno di noi, infatti, può dire che il Signore “mi ha eletto, mi ha amato”, “mi ha detto ‘vieni’” e con il Battesimo “mi ha eletto per andare su una strada, la strada cristiana”. Il futuro invece riguarda il “camminare verso una promessa”, il Signore “ha fatto una promessa con noi”. Il presente infine “è la nostra risposta a questo Dio tanto buono che mi ha eletto”. Ed ha osservato: “Fa una promessa, mi propone un’alleanza ed io faccio un’alleanza con Lui”. Ecco dunque i tre pilastri: “elezione, alleanza e promessa”:“I tre pilastri di tutta la storia della Salvezza. Ma quando il nostro cuore entra in questo che Gesù ci spiega, taglia il tempo: taglia il passato, taglia il futuro, e si confonde nel presente. A quello che è attaccato alle ricchezze, non importa il passato né il futuro, ha tutto là. E’ un idolo, la ricchezza. Non ho bisogno di un passato, di una promessa, di un’elezione: niente. Quello che si preoccupa di cosa può succedere, taglia il suo rapporto col futuro – ‘Ma, può andare questo?’ – e il futuro diventa futuribile, ma no, non ti orienta a nessuna promessa: rimane confuso, rimane solo”.Per questo, ha ribadito il Papa, Gesù ci dice che o si segue il Regno di Dio oppure le ricchezze e le preoccupazioni del mondo. Con il Battesimo, ha detto ancora, “siamo eletti in amore” da Lui, abbiamo un “Padre che ci ha messo in cammino”. E così “anche il futuro è gioioso”, perché “camminiamo verso una promessa”. Il Signore “è fedele, Lui non delude” e quindi anche noi siamo chiamati a fare “quello che possiamo” senza delusione, “senza dimenticare che abbiamo un Padre nel passato che ci ha eletti”. Le ricchezze e le preoccupazioni, ha avvertito, sono le due cose che “ci fanno dimenticare il nostro passato”, che ci fanno vivere come se non avessimo un Padre. E anche il nostro presente “è un presente che non va”:“Dimenticare il passato, non accettare il presente, sfigurare il futuro: questo è quello che fanno le ricchezze e le preoccupazioni. Il Signore ci dice: ‘Ma, tranquilli! Cercate il Regno di Dio e la sua giustizia, tutto l’altro verrà’. Chiediamo al Signore la grazia di non sbagliarci con le preoccupazioni, con l’idolatria della ricchezza e sempre avere memoria che abbiamo un Padre, che ci ha eletti; avere memoria che questo Padre ci promette una cosa buona, che è camminare verso quella promessa e avere il coraggio di prendere il presente come viene. Questa grazia chiediamo al Signore!”

venerdì 21 giugno 2013

Papa Francesco:"Io non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre, mai”.... Daje a'Fransceeee.

Chiedere a Dio la grazia di un cuore che sappia amare e non si lasci sviare da tesori inutili. È la sostanza dell’omelia tenuta questa mattina da Papa Francesco a Casa S. Marta, durante la Messa concelebrata con il cardinale Francesco Coccopalmerio, il vescovo Juan Ignacio Arrieta e l’ausiliare José Aparecido Gonzalves de Almeida, rispettivamente presidente, segretario e sottosegretario del Pontificio Consiglio per i Testi Legislativi, accompagnati da alcuni collaboratori del dicastero. Presente alla celebrazione personale della Fabbrica Basilica S. Giovanni in Laterano, guidato da mons. Giacomo Ceretto, oltre a dipendenti della “Domus Sanctae Marthae”. Il servizio di Alessandro De Carolis:La caccia all’unico tesoro che si può portare con sé nella vita dopo la vita è la ragion d’essere di un cristiano. È la ragion d’essere che Gesù spiega ai discepoli, nel brano riportato oggi nel Vangelo di Matteo: “Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore”. Il problema, spiega Papa Francesco, sta nel non confondere le ricchezze. Ci sono “tesori rischiosi” che seducono “ma che dobbiamo lasciare”, quelli accumulati durante la vita e che la morte vanifica. Constata con lieve ironia il Papa: “Io non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre, mai”. Ma c’è anche un tesoro che “possiamo portare con noi”, un tesoro che nessuno può rapinare, che non è – afferma – “quello che hai risparmiato per te”, ma “quello che hai dato agli altri”:“Quel tesoro che noi abbiamo dato agli altri, quello lo portiamo. E quello sarà il nostro merito – fra virgolette, ma è il nostro ‘merito’ di Gesù Cristo in noi! E quello dobbiamo portarlo. E’ quello che il Signore ci lascia portare. L’amore, la carità, il servizio, la pazienza, la bontà, la tenerezza sono tesori bellissimi: quelli portiamo. Gli altri no”.Dunque, come asserisce il Vangelo, il tesoro che vale agli occhi di Dio è quello che già dalla terra si è accumulato in cielo. Ma Gesù, rileva Papa Francesco, fa un passo oltre: lega il tesoro al “cuore”, crea un “rapporto” fra i due termini. Questo, soggiunge, perché il nostro “è un cuore inquieto”, che il Signore “ha fatto così per cercare Lui”:“Il Signore ci ha fatto inquieti per cercarlo, per trovarlo, per crescere. Ma se il nostro tesoro è un tesoro che non è vicino al Signore, che non è dal Signore, il nostro cuore diventa inquieto per cose che non vanno, per questi tesori… Tanta gente, anche noi siamo inquieti… Per avere questo, per arrivare a questo alla fine il nostro cuore si stanca, mai è pieno: si stanca, diventa pigro, diventa un cuore senza amore. La stanchezza del cuore. Pensiamo a quello. Io cosa ho: un cuore stanco, che soltanto vuol sistemarsi, tre-quattro cose, un bel conto in banca, questo, quell’altro? O un cuore inquieto, che sempre cerca di più le cose che non può avere, le cose del Signore? Questa inquietudine del cuore bisogna curarla sempre”.A questo punto, prosegue Papa Francesco, Cristo chiama in causa anche l’“occhio”, che è simbolo “dell’intenzione del cuore” e che si riflette sul corpo: un “cuore che ama” rende il corpo “luminoso”, un “cuore cattivo” lo rende buio. Dal contrasto luce-tenebre, nota il Papa, dipende “il nostro giudizio sulle cose”, come peraltro dimostra il fatto che da un “cuore di pietra”, “attaccato a un tesoro della terra” – a “un tesoro egoista” che può diventare anche un tesoro “dell’odio” – “vengono le guerre…”. Invece, è la preghiera finale del Papa, per intercessione di S. Luigi Gonzaga che oggi la Chiesa ricorda, chiediamo “la grazia di un cuore nuovo”, un “cuore di carne”:“Tutti questi pezzi di cuore che sono di pietra, il Signore li faccia umani, con quella inquietudine, con quell’ansia buona di andare avanti, cercando Lui e lasciandosi cercare da Lui. Che il Signore ci cambi il cuore! E così ci salverà. Ci salverà dai tesori che non possono aiutarci nell’incontro con Lui, nel servizio agli altri, e anche ci darà la luce per conoscere e giudicare secondo il vero tesoro: la sua verità. Il Signore ci cambi il cuore per cercare il vero tesoro e così diventare persone luminose e non persone delle tenebre”.

giovedì 20 giugno 2013

Messa del Papa a Santa Marta - Pregare il Nostro Padre

Non c’è bisogno di sprecare tante parole per pregare: il Signore sa quello che vogliamo dirgli. L’importante è che la prima parola della nostra preghiera sia «Padre». È il consiglio di Gesù agli apostoli quello rilanciato da Papa Francesco questa mattina, giovedì 20 giugno, durante la messa presieduta nella cappella della Domus Sanctae Marthae, concelebrata tra gli altri dal cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, il quale accompagnava un gruppo di collaboratori del dicastero.Dunque il Pontefice ha ripetuto le raccomandazioni di Gesù nel momento in cui ha insegnato agli apostoli il Padre Nostro, secondo il racconto dell’evangelista Matteo (6, 7-15). Per pregare, ha detto in sostanza il Pontefice, non c’è bisogno di far rumore né di credere che sia meglio spendere tante parole. Non ci si deve affidare al rumore, al rumore della mondanità individuato da Gesù nel «far suonare la tromba» o in «quel farsi vedere il giorno del digiuno». Per pregare, ha ripetuto, non c’è bisogno del rumore della vanità: Gesù ha detto che questo è un comportamento proprio dei pagani.Papa Francesco è andato anche oltre, affermando che la preghiera non va considerata come una formula magica: «La preghiera non è una cosa magica; non si fa magia con la preghiera». Raccontando, come fa spesso, la sua esperienza personale, ha detto di non essersi mai rivolto a stregoni che promettono magie ma di aver saputo cosa capita in incontri di questo tipo: si spendono tante parole per ottenere «ora la guarigione, ora qualcos’altro» con l’aiuto della magia. Ma, ha avvertito, «questo è pagano».Come si deve pregare allora? È Gesù che ce lo ha insegnato: «Dice che il Padre che è in cielo “sa di quali cosa avete bisogno, prima ancora che glielo chiediate”». Dunque, la prima parola sia «“Padre”. Questa è la chiave della preghiera. Senza dire, senza sentire questa parola, non si può pregare» ha spiegato il vescovo di Roma. E si è chiesto: «Chi prego? Il Dio Onnipotente? È troppo lontano. Questo io non lo sento, Gesù neppure lo sentiva. Chi prego? Il Dio cosmico? Un po’ abituale in questi giorni, no? Pregare il Dio cosmico. Questa modalità politeista che arriva con una cultura superficiale».Bisogna invece «pregare il Padre», colui che ci ha generato. Ma non solo: bisogna pregare il Padre «nostro», cioè non il Padre di un generico e troppo anonimo «tutti», ma colui «che ti ha generato, che ti ha dato la vita, a te, a me», come persona singola, ha spiegato il Pontefice. È il Padre «che ti accompagna nel tuo cammino», quello che «conosce tutta la tua vita, tutta»; quello che sa ciò che «è buono e quello che non è tanto buono. Conosce tutto». Ma non basta ancora: «Se non incominciamo la preghiera — ha precisato — con questa parola non detta dalle labbra, ma detta dal cuore, non possiamo pregare come  cristiani».E per spiegare ancora meglio il senso della parola «Padre» il Pontefice ha riproposto l’atteggiamento fiducioso con il quale Isacco — «questo ragazzo di ventidue anni non era uno sciocco» ha sottolineato Papa Francesco — si rivolge al padre quando si accorge che non c’è l’agnello da sacrificare e nasce in lui il sospetto che sia egli stesso la vittima sacrificale: «Doveva fare la domanda e la Bibbia ci dice che ha detto: “Padre, manca la pecorella”. Però si fidò di quello che era accanto a lui. Era suo padre. La sua preoccupazione, cioè “ magari sono io la pecorella?”,  l'ha buttata nel cuore di suo padre». È quello che accade anche nella parabola del figlio che sperpera l’eredità «ma poi torna a casa è dice: “Padre, ho peccato”. È la chiave di ogni preghiera: sentirsi amati da un padre»; e noi abbiamo «un Padre, vicinissimo, che ci abbraccia» e al quale possiamo lasciare tutti i nostri affanni perchè «lui sa ciò di cui abbiamo bisogno».Ma — si è chiesto ancora il Pontefice — è «un padre solo mio?». E ha risposto: «No è il  Padre nostro, perché io non sono figlio unico. Nessuno di noi lo è. Se io non posso essere fratello, difficilmente potrei diventare figlio di questo Padre, perché è un Padre di sicuro mio, ma anche degli altri, dei miei fratelli». Da ciò, ha proseguito, discende che «se io non sono in pace con i miei fratelli, non posso dire Padre a lui. E così si spiega come Gesù, dopo averci insegnato il Padre Nostro, dice subito: “Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».Entra dunque in gioco il perdono. Ma «è tanto difficile perdonare gli altri» ha ripetuto il Santo Padre; è difficile davvero, perché noi portiamo sempre dentro il rammarico per quello che ci hanno fatto, per il torto subito. Non si può pregare conservando nel cuore astio per i nemici. «Questo  — ha sottolineato il Pontefice — è difficile. Sì è difficile, non è facile». Ma, ha concluso,  «Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo. È lui che ci insegna da dentro, dal cuore, come dire “Padre” e come dire “nostro”»,  e come dirlo: «facendo la pace con tutti i nostri nemici».

Papa Francesco:"Tutti uniti"!

In questo messaggio vorrei includere di tutto cuore,tutti fratelli e sorelle con cui possano essere nate delle incomprensioni,
al fine di unirci spiritualmente in un 
CUOR SOLO E ANIMA SOLA IN DIO TRINO E UNO.
Uniamoci nell'AMORE di CRISTO il "vivente"!
Che DIO vi benedica,vi AMO in DIO.
Matteo.
“La Chiesa non è un’associazione assistenziale, culturale o politica, ma è un corpo vivente, che cammina e agisce nella storia”. Papa Francesco ha svolto la sua catechesi partendo dall’immagine della Chiesa come corpo, sviluppata da San Paolo nella prima Lettera ai Corinzi. Il Papa ha sottolineato che il corpo “ci richiama ad una realtà viva” e che questo ha un capo, “Gesù, che lo guida, lo nutre e lo sorregge”:“Questo è un punto che vorrei sottolineare: se si separa il capo dal resto del corpo, l’intera persona non può sopravvivere. Così è nella Chiesa: dobbiamo rimanere legati in modo sempre più intenso a Gesù. Ma non solo questo: come in un corpo è importante che passi la linfa vitale perché viva, così dobbiamo permettere che Gesù operi in noi, che la sua Parola ci guidi, che la sua presenza eucaristica ci nutra, ci animi, che il suo amore dia forza al nostro amare il prossimo. E questo sempre, sempre, sempre!”Nella Chiesa, ha proseguito, “c’è una varietà, una diversità di compiti e di funzioni; non c’è la piatta uniformità, ma la ricchezza dei doni che distribuisce lo Spirito Santo”. Parole particolarmente significative, essendo pronunciate dal Papa dinanzi ad una Piazza San Pietro gremita di fedeli, provenienti da tutto il mondo. Un’immagine forte di universalità e pluralità nella Chiesa. D'altro canto, ha aggiunto il Pontefice, “c’è la comunione e l’unità: tutti sono in relazione gli uni con gli altri e tutti concorrono a formare un unico corpo vitale, profondamente legato a Cristo”:“Ricordiamolo bene: essere parte della Chiesa vuol dire essere uniti a Cristo e ricevere da Lui la vita divina che ci fa vivere come cristiani, vuol dire rimanere uniti al Papa e ai vescovi che sono strumenti di unità e di comunione, e vuol dire anche imparare a superare personalismi e divisioni, a comprendersi maggiormente, ad armonizzare le varietà e le ricchezze di ciascuno”.L’unità, ha detto ancora, “è superiore ai conflitti, sempre. I conflitti, se non si sciolgono bene, ci separano da noi, ci separano da Dio”.“Non andiamo sulla strada delle divisioni, delle lotte tra noi, no! Tutti uniti, tutti uniti con le nostre differenze, ma uniti, uniti sempre, che quella è la strada di Gesù! L’unità è superiore ai conflitti, l’unità è una grazia che dobbiamo chiedere al Signore perché ci liberi dalle tentazioni della divisione, delle lotte tra noi, degli egoismi, dalle chiacchiere, eh? Quanto male fanno le chiacchiere: quanto male, eh? Quanto male! Mai chiacchierare degli altri: mai”.“Quanto danno arrecano alla Chiesa le divisioni tra i cristiani – ha avvertito – l’essere di parte, gli interessi meschini!”. Papa Francesco ha così messo l’accento sulle divisioni tra cattolici, “ma anche le divisioni tra le comunità: cristiani evangelici, cristiani ortodossi, cristiani cattolici”. E ha ribadito: “Dobbiamo cercare di portare l’unità”. Quindi, ha confidato ai fedeli:“Io racconterò una cosa. Oggi, prima di uscire da casa, sono stato 40 minuti più o meno, mezz’ora, con un pastore evangelico e abbiamo pregato insieme, cercando l’unità. Ma noi dobbiamo pregare tra noi, cattolici, e anche con i cristiani, pregare perché il Signore ci dia l’unità: l’unità tra noi! Ma, come avremo l’unità tra i cristiani se non siamo capaci di averla tra noi cattolici, di averla in famiglia – quante famiglie lottano e si dividono?”Ha quindi rivolto una preghiera al Signore. “Aiutaci a non far soffrire il Corpo della Chiesa con i nostri conflitti, le nostre divisioni, i nostri egoismi; aiutaci – è stata l’invocazione del Papa – ad essere membra vive legate le une con le altre da un’unica forza, quella dell’amore, che lo Spirito Santo riversa nei nostri cuori”. Al momento dei saluti ai pellegrini, quindi, il Papa ha ricordato che domenica scorsa è stata celebrata la Messa per l’Evangelium Vitae:“Vorrei rivolgere ancora una volta l’invito a tutti ad accogliere e testimoniare il ‘Vangelo della vita’, a promuovere e a difendere la vita in tutte le sue dimensioni e in tutte le sue fasi. Il cristiano è colui che dice ‘sì’ alla vita, che dice ‘sì’ a Dio, il Vivente”.Anche questo mercoledì, Papa Francesco ha percorso a lungo Piazza San Pietro a bordo della sua jeep, salutando i fedeli e baciando e benedicendo numerosi bambini. C’è stato anche un simpatico fuori programma: il Papa stava completando il suo giro tra i malati prima di lasciare Piazza San Pietro quando un ragazzo, con indosso la maglia della nazionale Argentina di calcio, lo ha salutato e gli ha chiesto di salire sulla jeep. Richiesta che il Papa ha accolto volentieri e così il giovane ha potuto provare l'emozione di sedersi sulla papamobile.

mercoledì 19 giugno 2013

Papa Francesco


“Io non mi vergogno del Vangelo… Da battezzati non siete più sotto la legge ma sotto la grazia”.
"La Grazia è la nostra gioia, è la nostra libertà di figli di Dio è la rivoluzione che ci ha cambiato il cuore da peccatori a santi, come San Paolo. Questa grazia dataci gratuitamente dobbiamo donarla altrettanto gratuitamente al prossimo"
"Noi dobbiamo offrire speranza con la nostra gioia,con il sorriso e soprattutto con la testimonianza. Testimoniare richiede coraggio e pazienza, le due virtù di san Paolo e di tutti i cristiani, con le quali uscire andando incontro alla gente, a partire dalle periferie esistenziali."
C’è un altro nemico, conclude il Papa,che si può opporre all’evangelizzazione è la delusione, è la tristezza che instilla il diavolo in noi: questa è lotta spirituale,questo è il ”martirio” di tutti i cristiani, a cui occorre prepararsi. Ma il messaggio finale è:non abbiate paura
"L’apostolo Paolo finiva questo brano della sua lettera ai nostri antenati con queste parole: non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia. E questa è la nostra vita: camminare sotto la grazia, perché il Signore ci ha voluto bene, ci ha salvati, ci ha perdonati. Tutto ha fatto il Signore, e quella è la grazia, la grazia di Dio. Noi siamo in cammino sotto la grazia di Dio, che è venuta da noi in Gesù Cristo che ci ha salvato. Ma questo ci apre verso un orizzonte grande, e questo è per noi gioia. “Voi non siete più sotto la Legge, ma sotto la grazia”
"Il Battesimo, questo passare da “sotto la Legge” a “sotto la grazia”, è una rivoluzione."
"Sono tanti i rivoluzionari nella storia, eh?, sono stati tanti. Ma nessuno ha avuto la forza di questa rivoluzione che ci ha portato Gesù. Una rivoluzione per trasformare la storia che cambia in profondità il cuore dell’uomo. Le rivoluzioni della storia hanno cambiato i sistemi politici, economici, ma nessuna di esse ha veramente modificato il cuore dell’uomo. La vera rivoluzione, quella che trasforma radicalmente la vita, l’ha compiuta Gesù Cristo attraverso la sua Resurrezione: la Croce e la Resurrezione."
"Un cristiano, se non è rivoluzionario, in questo tempo, non è cristiano! Deve essere rivoluzionario per la grazia!"
"Il profeta Ezechiele lo diceva: “Toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne”
"Tutti siamo peccatori! Ma la grazia di Gesù Cristo ci salva dal peccato: ci salva! Tutti, se noi accogliamo la grazia di Gesù Cristo, lui cambia il nostro cuore e da peccatori ci fa santi."
"Una sola cosa è necessaria per diventare santi: accogliere la grazia che il Padre ci dà in Gesù Cristo. Ecco, questa grazia cambia il nostro cuore. Continuiamo, noi, ad essere peccatori, perché tutti siamo deboli. Ma anche con questa grazia che ci fa sentire che il Signore è buono, che il Signore è misericordioso, che il Signore ci aspetta, che il Signore ci perdona, questa grazia grande, che cambia il nostro cuore."
"La grazia non si compra e non si vende. E’ un regalo di Dio in Gesù Cristo. Gesù Cristo ci da la grazia. E’ l’unico che ci da la grazia. E’ un regalo: ce lo offre, a noi. Prendiamola. E’ bello questo. L’amore di Gesù è così: ci dà la grazia gratuitamente. Gratuitamente. E noi dobbiamo darla ai fratelli, alle sorelle, gratuitamente. E’ un po’ triste quando uno incontra alcuni che vendono la grazia: nella storia della Chiesa alcune volte è accaduto, questo, e ha fatto tanto male, tanto male. Ma la grazia non si può vendere: la ricevi gratuitamente e la dai gratuitamente. E questa è la grazia di Gesù Cristo."
"Quante persone tristi, quante persone tristi, senza speranza! Anche pensate a tanti giovani che, dopo aver sperimentato tante cose, non trovano senso alla vita e cercano il suicidio, come soluzione. Voi sapete quanti suicidi di giovani ci sono oggi, nel mondo? Ma, la cifra è alta. Perché? Non hanno speranza. Hanno provato tante cose e la società, che è crudele – è crudele! – non ti può dare speranza. E la speranza è come la grazia: non si può comprare, è un dono di Dio. E noi dobbiamo offrire la speranza cristiana con la nostra testimonianza, con la nostra libertà, con la nostra gioia. Il regalo che ci dà Dio della grazia, porta la speranza. Noi, che abbiamo la gioia di accorgerci che non siamo orfani, che abbiamo un Padre"
"Il Vangelo è come il seme: tu lo semini, lo semini con la tua parola e con la tua testimonianza. E poi, non fai la statistica di come è andato quello: la fa Dio. Lui fa crescere questo seme. Ma dobbiamo seminare con quella certezza che l’acqua la dà Lui, la crescita la da Lui. E anche noi, non facciamo la raccolta: la farà un altro prete, un altro laico, un’altra laica, un altro la farà. Ma la gioia di seminare con la testimonianza, perché con la parola solo non basta: non basta. Parola senza testimonianza è aria. Le parole non bastano. La vera testimonianza che dice Paolo."
"E questo significa che noi dobbiamo avere coraggio. Paolo VI diceva che lui non capiva i cristiani scoraggiati: non li capiva. Questi cristiani tristi, ansiosi, questi cristiani che uno pensa se credono in Cristo o nella dea Lamentela: non si sa mai. Ma tutti i giorni si lamentano, si lamentano … E come va il mondo, guarda, che calamità, le calamità … Ma, pensa, il mondo non è peggio di cinque secoli fa, no? Il mondo è il mondo: è sempre stato il mondo. E quando uno si lamenta e va così, non si può far niente, ah, la gioventù, e così, no? – ma, voi conoscete … io vi faccio una domanda: voi conoscete cristiani così? Ce ne sono, ce ne sono, eh? Ma, il cristiano dev’essere coraggioso e davanti al problema, davanti ad una crisi sociale, religiosa deve avere il coraggio di andare avanti, di andare avanti con coraggio. E quando non si può far niente, con pazienza: sopportando. Sopportare. Coraggio e pazienza, queste due virtù di Paolo. Coraggio: andare avanti, fare le cose, dare testimonianza forte: avanti! Sopportare, portare sulle spalle le cose che non si possono cambiare ancora. Ma andare avanti con questa pazienza, con questa pazienza che ci dà la grazia. Ma, cosa dobbiamo fare con il coraggio e con la pazienza? Uscire da noi stessi: uscire da noi stessi. Uscire dalle nostre comunità per andare lì, dove gli uomini e le donne vivono, lavorano e soffrono e annunciare loro la misericordia del Padre che si è fatta conoscere agli uomini in Gesù Cristo di Nazareth. Annunciare questa grazia che ci è stata regalata di Gesù."
"E dobbiamo dirci la verità: il lavoro di evangelizzare, di portare avanti la grazia gratuitamente non è facile. Perché non siamo noi soli con Gesù Cristo. Anche c’è un avversario, un nemico che vuole tenere gli uomini separati da Dio. E per questo instilla nei cuori la delusione, quando noi non vediamo ricompensato subito il nostro impegno apostolico. Il diavolo ogni giorno getta nei nostri cuori semi di pessimismo e di amarezza, e uno si scoraggia: noi ci scoraggiamo. “Eh, non va, abbiamo fatto questo, non va, abbiamo fatto quell’altro e non va, e guarda tu quella religione come attira tanta gente e noi no …”: è il diavolo che mette questo, no? Dobbiamo prepararci alla lotta spirituale. E questo è importante. Non si può predicare il Vangelo senza questa lotta spirituale: una lotta di tutti i giorni contro la tristezza, contro l’amarezza, contro il pessimismo … una lotta di tutti i giorni. Seminare non è facile: è più bello raccogliere. Ma seminare non è facile, e questa è la lotta di tutti i giorni dei cristiani."
"Paolo diceva che lui aveva l’urgenza di predicare e lui aveva l’esperienza di questa lotta spirituale, quando diceva: “Ho nella mia carne una spina di satana che tutti i giorni la sento”. Anche noi abbiamo spine di satana che ci fanno soffrire e ci fanno andare con difficoltà e spesso ci scoraggiano. Prepararci alla lotta spirituale: l’evangelizzazione chiede da noi un vero coraggio anche per questa lotta interiore, eh?, nel nostro cuore, per dire con la preghiera, con la mortificazione, con la voglia di seguire Gesù, con i Sacramenti che sono un incontro con Gesù, dire a Gesù: Grazie, grazie per la Tua grazia. Voglio portarla agli altri. Ma questo è lavoro: questo è lavoro. Questo si chiama – non vi spaventate – si chiama martirio: il martirio è questo. Fare la lotta, tutti i giorni, per testimoniare. Questo è martirio. E ad alcuni il Signore chiede il martirio della vita. Ma c’è il martirio di tutti i giorni, di tutte le ore: la testimonianza contro lo spirito del male che non vuole che noi siamo evangelizzatori."


Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà.

2Cor 9,6-11

Fratelli, tenete presente questo: chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà. Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia. 
Del resto, Dio ha potere di far abbondare in voi ogni grazia perché, avendo sempre il necessario in tutto, possiate compiere generosamente tutte le opere di bene. Sta scritto infatti: Ha largheggiato, ha dato ai poveri, la sua giustizia dura in eterno. 
Colui che dà il seme al seminatore e il pane per il nutrimento, darà e moltiplicherà anche la vostra semente e farà crescere i frutti della vostra giustizia. Così sarete ricchi per ogni generosità, la quale farà salire a Dio l'inno di ringraziamento per mezzo nostro.

lunedì 17 giugno 2013

Per tutti i fratelli e le sorelle in CRISTO

Uniamoci nell'AMORE puro di DIO PADRE, allontanando da noi ogni divisione ed ogni rancore che ci allontana dall'offerta e dalla VERA ricapitolazione del tutto il nostro essere in CRISTO.
Il PADRE di chiede di ritrovarci nella piena comunione,nella preghiera più profonda,anima,corpo e mente!
E' un momento spirituale profondo nella storia dell'intera umanità,unico ed irripetibile.
Serve la VERA preghiera di ognuno;che ci unisca in un cuor solo,un'anima sola,nella chiesa universale!
La VERA e TOTALE offerta reciproca per il creato,affinché possiamo dare il nostro contributo al GLORIOSO ritorno di Gesù Cristo nostro Signore.
Non dubitiamo neppure un'istante del Suo progetto su di noi,e della nostra missione QUI!
Tutto si compierà nei tempi e modi voluti dal SIGNORE,a noi sta solo il compito di farci trovare pronti alla Sua chiamata.Siate pronti!
Come ci ha laciato detto San Paolo:"Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza!" 
Ecco colgiete ora la GRAZIA della Chiamata di DIO,restaste docili all'azione dello SPIRITO SANTO,e sia fatta SOLO la Sua volontà.
2Cor 6,1-10
Fratelli, poiché siamo suoi collaboratori, vi esortiamo a non accogliere invano la grazia di Dio. Egli dice infatti: Al momento favorevole ti ho esaudito e nel giorno della salvezza ti ho soccorso. Ecco ora il momento favorevole, ecco ora il giorno della salvezza! 
Da parte nostra non diamo motivo di scandalo a nessuno, perché non venga criticato il nostro ministero; ma in ogni cosa ci presentiamo come ministri di Dio con molta fermezza: nelle tribolazioni, nelle necessità, nelle angosce, nelle percosse, nelle prigioni, nei tumulti, nelle fatiche, nelle veglie, nei digiuni; con purezza, con sapienza, con magnanimità, con benevolenza, con spirito di santità, con amore sincero, con parola di verità, con potenza di Dio; con le armi della giustizia a destra e a sinistra; nella gloria e nel disonore, nella cattiva e nella buona fama; come impostori, eppure siamo veritieri; come sconosciuti, eppure notissimi; come moribondi, e invece viviamo; come puniti, ma non uccisi; come afflitti, ma sempre lieti; come poveri, ma capaci di arricchire molti; come gente che non ha nulla e invece possediamo tutto!

Perché giunge l'ora della Sua salvezza.
Salmo 96 (97)

Cantate al Signore un canto nuovo, 
perché ha compiuto meraviglie. 
Gli ha dato vittoria la sua destra 
e il suo braccio santo. 
Il Signore ha fatto conoscere la sua salvezza, 
agli occhi delle genti ha rivelato la sua giustizia.
Egli si è ricordato del suo amore, 
della sua fedeltà alla casa d'Israele. 
Tutti i confini della terra hanno veduto 
la vittoria del nostro Dio.
Acclami il Signore tutta la terra, 
gridate, esultate, cantate inni!