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martedì 22 novembre 2016

Parole Sante..Parole sagge.

Cerchiamo di capire fino in fondo queste parole dettate da Papa Francesco.
Sono molto utili per i tempi in cui viviamo.
Sarebbe da stolti non ascoltarle....non capirle.
E' un'anticipo dell'avvertimento.


Un argomento che, forse, a qualcuno «amareggia la giornata», perché, ha detto il Pontefice, «non piace pensare a queste cose» o rendersi conto che «quando uno di noi se ne sarà andato, passeranno gli anni e dopo tanto tempo quasi nessuno ci ricorderà». Ma, ha aggiunto, «è la verità. È quello che la Chiesa ci dice: tutti noi avremo una fine». Una verità con la quale siamo chiamati a confrontarci. A tale riguardo il Papa ha rivelato: «Io ho un elenco, un’agenda dove scrivo quando muore una persona — amica, parente — il nome lì e ogni giorno vedo quel giorno, la ricorrenza per chi è: “Ma questo è morto da venti anni! Come è passato il tempo! Quest’altro trent’anni, come è passato il tempo!». Questa realtà comune a tutti, ha detto Francesco, «ci obbliga a pensare a cosa lasciamo, qual è la traccia che ha lasciato la nostra vita».
Se ne parla nella prima lettura del giorno, tratta dal libro dell’Apocalisse (14, 14-19), nella quale si legge di «mietitura, di vendemmia, di raccolto», ma anche di «prova della qualità del grano, dell’uva». Cioè, ha spiegato il Papa, «dopo la fine ci sarà il giudizio. Tutti saremo giudicati, ognuno di noi sarà giudicato». Perciò «ci farà bene pensare: “Ma come sarà quel giorno in cui io sarò davanti a Gesù», quando il Signore mi chiederà conto dei «talenti che mi ha dato» o di «come è stato il mio cuore quando è caduto il seme»?. Ricordando le «parabole del regno di Dio» il Pontefice ha suggerito alcune domande da porsi: «Come ho ricevuto la Parola? Con cuore aperto? L’ho fatta germogliare per il bene di tutti o di nascosto?». Un esame di coscienza utile e giusto perché «tutti saremo giudicati» e ognuno si ritroverà «davanti a Gesù». Non conosciamo la data, ma «accadrà».
Anche nel Vangelo, tratto da un passo di Luca (21, 5-11), si trovano dei consigli al riguardo. E a darli è lo stesso Gesù, che esorta: «Non lasciatevi ingannare!». A quale inganno si riferisce? È «l’inganno — ha spiegato il Papa — dell’alienazione, della estraniazione»: l’inganno per il quale «io sono distratto, non penso, e vivo come se mai dovessi morire». Ma, si è chiesto, «quando verrà il Signore, che verrà come la folgore, come mi troverà? Aspettando o in mezzo a tante alienazioni della vita, ingannato dalle cose che sono superficiali, che non hanno trascendenza?».
Siamo quindi di fronte a una vera e propria «chiamata del Signore a pensare sul serio alla fine: sulla mia fine, sul giudizio, sul mio giudizio». A tale riguardo il Pontefice ha ricordato come «da bambino», quando andava «al catechismo», venivano insegnate «quattro cose: morte, giudizio, inferno o gloria».
Certo, qualcuno potrebbe dire: «Padre, questo ci spaventa». Ma, ha risposto Francesco: «è la verità. Perché se tu non curi il cuore, perché il Signore sia con te e tu vivi allontanato dal Signore sempre, forse c’è il pericolo, il pericolo di continuare così allontanato per l’eternità dal Signore. È bruttissimo questo!».
Ecco perché, ha concluso il Papa, «oggi ci farà bene pensare a questo: come sarà la mia fine? Come sarà quando mi troverò davanti al Signore?». E per venire incontro a quanti potrebbero essere spaventati o rattristati da questa riflessione, il Pontefice ha richiamato il brano del canto al Vangelo ripreso dall’Apocalisse (2, 10): «Sii fedele fino alla morte — dice il Signore — e ti darò la corona della vita». Ecco la soluzione alle nostre paure: «la fedeltà al Signore: e questo non delude». Infatti, «se ognuno di noi è fedele al Signore, quando verrà la morte, diremo come Francesco: “sorella morte, vieni”. Non ci spaventa». E anche il giorno del giudizio «guarderemo il Signore» e potremo dire: «Signore ho tanti peccati, ma ho cercato di essere fedele». E giacché «il Signore è buono», ha assicurato il Papa, «non avremo paura».


lunedì 21 novembre 2016

Papa Francesco: il centro non è la legge ma l'amore di Dio

Con questa lettera riassuntiva dell'anno Straordinario del Giubileo della Misericordia,Papa Francesco ci lascia una pietra miliare di VERA SAGGEZZA nello SPIRITO SANTO.
Perdete 5 minuti del vostro tempo per leggerla,vale la pena.
DIO vi BENEDICA!

http://www.news.va/it/news/lettera-apostolica-del-papa-il-centro-non-e-la-leg
“Questo è il tempo della misericordia”: lo ribadisce Papa Francesco nella Lettera Apostolica “Misericordia et Misera” pubblicata oggi aconclusione del Giubileo.Quattro le principali novità: tutti i sacerdoti avranno d’ora in poi la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto, i Missionari della Misericordia proseguiranno il loro ministero,  i fedeli che frequentano la Fraternita San Pio X potranno continuare a ricevere validamente l’assoluzione sacramentale e, infine, l’istituzione della Giornata mondiale dei poveri. Il servizio di Sergio Centofanti:
L’incontro tra la misera e la misericordia                                            
Papa Francesco sceglie come icona del Giubileo appena concluso l’incontro tra Gesù e l’adultera: “Non s’incontrano il peccato e il giudizio in astratto, ma una peccatrice e il Salvatore”, “la misera e la misericordia” come dice S. Agostino.
Gesù riporta l’amore al centro della Legge mosaica
Scribi e farisei fanno una domanda capziosa a Gesù citando Mosè, che nella Legge comanda di lapidare donne come questa. Ma Gesù - afferma il Papa - riporta “la legge mosaica al suo genuino intento originario. Al centro non c’è la legge e la giustizia legale, ma l’amore di Dio, che sa leggere nel cuore di ogni persona, per comprenderne il desiderio più nascosto, e che deve avere il primato su tutto”. Così “Gesù ha guardato negli occhi quella donna e ha letto nel suo cuore: vi ha trovato il desiderio di essere capita, perdonata e liberata”.  E “una volta che si è rivestiti della misericordia, anche se permane la condizione di debolezza per il peccato, essa è sovrastata dall’amore che permette di guardare oltre e vivere diversamente”.
Valore propedeutico della legge
“Non c’è legge né precetto - spiega il Papa - che possa impedire a Dio di riabbracciare il figlio che torna da Lui riconoscendo di avere sbagliato, ma deciso a ricominciare da capo. Fermarsi soltanto alla legge equivale a vanificare la fede e la misericordia divina. C’è un valore propedeutico nella legge  (cfr Gal 3,24) che ha come fine la carità (cfr 1 Tm 1,5). Tuttavia, il cristiano è chiamato a vivere la novità del Vangelo, «la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù» (Rm 8,2). Anche nei casi più complessi, dove si è tentati di far prevalere una giustizia che deriva solo dalle norme, si deve credere nella forza che scaturisce dalla grazia divina”.
Nessuno può porre condizioni alla misericordia di Dio
“Nessuno di noi – scrive Francesco - può porre condizioni alla misericordia; essa rimane sempre un atto di gratuità del Padre celeste, un amore incondizionato e immeritato. Non possiamo, pertanto, correre il rischio di opporci alla piena libertà dell’amore con cui Dio entra nella vita di ogni persona. La misericordia è questa azione concreta dell’amore che, perdonando, trasforma e cambia la vita”. “In una cultura spesso dominata dalla tecnica” – osserva il Papa – in cui “sembrano moltiplicarsi le forme di tristezza”, solitudine e anche disperazione, “c’è bisogno di testimoni di speranza e di gioia vera, per scacciare le chimere che promettono una facile felicità con paradisi artificiali”.
Misericordia riversata sul mondo intero
“Abbiamo celebrato un Anno intenso – rileva il Pontefice - durante il quale ci è stata donata con abbondanza la grazia della misericordia. Come un vento impetuoso e salutare, la bontà e la misericordia del Signore si sono riversate sul mondo intero”. Adesso occorre proseguire su questa strada, docili allo Spirito, che “indica sempre nuovi sentieri da percorrere per portare a tutti il Vangelo che salva”. Il Papa ricorda la centralità della misericordia nella celebrazione eucaristica e nella Parola di Dio – invita a dedicare una domenica dell’Anno liturgico all’approfondimento della Sacra Scrittura – esortando a evidenziarne la forza in omelie ben preparate.
Confessori: accoglienti, chiari, generosi nel perdono
Soprattutto parla del Sacramento della Riconciliazione, che “ha bisogno di ritrovare il suo posto centrale nella vita cristiana”: “E’ questo il momento in cui sentiamo l’abbraccio del Padre che viene incontro per restituirci la grazia di essere di nuovo suoi figli”. Ai sacerdoti chiede “di essere accoglienti con tutti; testimoni della tenerezza paterna nonostante la gravità del peccato; solleciti nell’aiutare a riflettere sul male commesso; chiari nel presentare i principi morali; disponibili ad accompagnare i fedeli nel percorso penitenziale, mantenendo il loro passo con pazienza; lungimiranti nel discernimento di ogni singolo caso; generosi nel dispensare il perdono di Dio. Come Gesù davanti alla donna adultera scelse di rimanere in silenzio per salvarla dalla condanna a morte, così anche il sacerdote nel confessionale sia magnanimo di cuore, sapendo che ogni penitente lo richiama alla sua stessa condizione personale: peccatore, ma ministro di misericordia”. Quindi, caldeggia la celebrazione dell’iniziativa 24 ore per il Signore “che rimane un richiamo pastorale forte per vivere intensamente il Sacramento della Confessione”.
Missionari della Misericordia proseguono il loro servizio
Sottolinea l’esperienza di grazia che la Chiesa ha vissuto nell’Anno giubilare con il servizio dei Missionari della Misericordia, annunciando che questo ministero straordinario continuerà anche oltre l’Anno Santo, “come segno concreto che la grazia del Giubileo continua ad essere, nelle varie parti del mondo, viva ed efficace”. Sarà cura del Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione trovare le forme più coerenti per l’esercizio di questo prezioso ministero.
Tutti i sacerdoti potranno assolvere il peccato di aborto
Poi, “perché nessun ostacolo si interponga tra la richiesta di riconciliazione e il perdono di Dio”,  concede “d’ora innanzi a tutti i sacerdoti, in forza del loro ministero, la facoltà di assolvere quanti hanno procurato peccato di aborto. Quanto avevo concesso limitatamente al periodo giubilare - precisa - viene ora esteso nel tempo”. Il Papa ribadisce con tutte le sue forze “che l’aborto è un grave peccato, perché pone fine a una vita innocente. Con altrettanta forza, tuttavia”, afferma “che non esiste alcun peccato che la misericordia di Dio non possa raggiungere e distruggere quando trova un cuore pentito che chiede di riconciliarsi con il Padre”.
Fraternità San Pio X: confessione valida
Inoltre, prolunga oltre il Giubileo anche la possibilità “per i fedeli che per diversi motivi frequentano le chiese officiate dai sacerdoti della Fraternità San Pio X di ricevere validamente e lecitamente l’assoluzione sacramentale dei loro peccati”. Questo, “confidando nella buona volontà dei loro sacerdoti perché si possa recuperare, con l’aiuto di Dio, la piena comunione nella Chiesa Cattolica”.
Famiglie in difficoltà
Il Papa rivolge quindi il suo pensiero alle famiglie, invitando a “guardare a tutte le difficoltà umane con l’atteggiamento dell’amore di Dio, che non si stanca di accogliere e di accompagnare". Ai sacerdoti è chiesto “un discernimento spirituale attento, profondo e lungimirante perché chiunque, nessuno escluso, qualunque situazione viva, possa sentirsi concretamente accolto da Dio, partecipare attivamente alla vita della comunità ed essere inserito” nel Popolo di Dio.
Giornata mondiale dei poveri
“Termina il Giubileo - scrive il Papa - e si chiude la Porta Santa. Ma la porta della misericordia del nostro cuore rimane sempre spalancata. Abbiamo imparato che Dio si china su di noi (cfr Os 11,4) perché anche noi possiamo imitarlo nel chinarci sui fratelli”, in particolare i poveri e i sofferenti. “Non possiamo dimenticarci dei poveri” – afferma – e per questo istituisce per tutta la Chiesa la Giornata mondiale dei poveri nella XXXIII Domenica del Tempo Ordinario. “Fino a quando Lazzaro giace alla porta della nostra casa (cfr Lc 16,19-21) - sottolinea - non potrà esserci giustizia né pace sociale” nel mondo. 
Rivoluzione culturale attraverso la fantasia della misericordia
“È il momento - conclude il Papa - di dare spazio alla fantasia della misericordia” che, attraverso la semplicità di piccoli gesti quotidiani, “segni concreti di bontà e tenerezza rivolti ai più piccoli e indifesi, ai più soli e abbandonati”, può “dar vita a una vera rivoluzione culturale” in tutto il mondo.
(Da Radio Vaticana)

venerdì 11 novembre 2016

Cosa volete d'altro ..oh detrattori di Papa Francesco?!?!

«non arrivare al triste spettacolo di un Dio senza Cristo, di un Cristo senza Chiesa e una Chiesa senza popolo».
Nella messa odierna a Santa Marta,Papa Francesco parla chiaramente del VERO AMORE CRISTIANO...e del "falso" amore NEW AGE.... ascoltate bene cosa dice.
Su cosa è incentrata la VERA FEDE CRISTIANA...e meditate bene tutti...prima di attaccarlo ancora.

«il criterio dell’amore cristiano è l’incarnazione del Verbo» ha rilanciato Francesco. E «chi dice che l’amore cristiano è un’altra cosa, questo è l’anticristo, che non riconosce che il Verbo è venuto in carne».
Francesco ha fatto riferimento alla parola greca «proagon», che è «tanto forte», per indicare «chi va, chi cammina oltre». E «da lì — ha proseguito — nascono tutte le ideologie sull’amore, le ideologie sulla Chiesa, le ideologie che tolgono alla Chiesa la carne di Cristo». Ma proprio «queste ideologie scarnificano la Chiesa». Portano a dire: «sì, io sono cattolico; sì sono cristiano; io amo tutto il mondo di un amore universale». Ma «è tanto etereo». Invece «un amore è sempre dentro, concreto, e non oltre questa dottrina dell’incarnazione del Verbo».
 «se incominciamo a teorizzare sull’amore, sul camminare nell’amore fuori dalla Chiesa, fuori dall’incarnazione del Verbo — ha spiegato il Papa — arriveremo a una realtà tanto frequente nella storia della Chiesa, anche ai nostri giorni: arriveremo alla trasformazione di quello che vuole Dio, che ha voluto con l’incarnazione del Verbo; arriveremo a un Dio senza Cristo, a un Cristo senza Chiesa e a una Chiesa senza popolo». E «tutto in questo processo di scarnificare la Chiesa».

continua......
http://www.news.va/it/news/messa-a-santa-marta-lettera-damore

lunedì 7 novembre 2016

Questo diceva San Paolo

San Paolo aveva indicato la strada...

A buon intenditor poche parole... ecco perché la CHIESA ORTODOSSA è avanti anni luce come FEDE, così come i CRISTIANI Copti e via dicendo.
(Tt 1,1-9)
Stabilisci alcuni presbiteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato.
Dalla lettera di san Paolo apostolo a Tito
Paolo, servo di Dio e apostolo di Gesù Cristo per portare alla fede quelli che Dio ha scelto e per far conoscere la verità, che è conforme a un'autentica religiosità, nella speranza della vita eterna - promessa fin dai secoli eterni da Dio, il quale non mente, e manifestata al tempo stabilito nella sua parola mediante la predicazione, a me affidata per ordine di Dio, nostro salvatore -, a Tito, mio vero figlio nella medesima fede: grazia e pace da Dio Padre e da Cristo Gesù, nostro salvatore.
Per questo ti ho lasciato a Creta: perché tu metta ordine in quello che rimane da fare e stabilisca alcuni presbìteri in ogni città, secondo le istruzioni che ti ho dato. Ognuno di loro sia irreprensibile, marito di una sola donna e abbia figli credenti, non accusabili di vita dissoluta o indisciplinati.
Il vescovo infatti, come amministratore di Dio, deve essere irreprensibile: non arrogante, non collerico, non dedito al vino, non violento, non avido di guadagni disonesti, ma ospitale, amante del bene, assennato, giusto, santo, padrone di sé, fedele alla Parola, degna di fede, che gli è stata insegnata, perché sia in grado di esortare con la sua sana dottrina e di confutare i suoi oppositori.

domenica 6 novembre 2016

Papa Francesco:"si salvano le banche,ma non le persone"

Nuovo forte monito di Papa Francesco all'intera umanità,in special modo ai "padroni del mondo"
Con richiesta sottintesa di CONVERSIONE per la loro salvezza.

Vi propongo una mia personale sintesi di questo lunghissimo testo.
E questa frase penso possa racchiudere il grande pensiero principale:Sappiamo che «finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali» (Esort. ap. Evangelii gaudium , 202). Per questo, l’ho detto e lo ripeto, «il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. E’ soprattutto nelle mani dei popoli ; nella loro capacità di organizzarsi ed anche nelle loro mani che irrigano, con umiltà e convinzione, questo processo di cambiamento» ( Discorso al II incontro mondiale dei movimenti popolari , Santa Cruz de la Sierra, 9 luglio 2015). Anche la Chiesa può e deve, senza pretendere di avere il monopolio della verità, pronunciarsi e agire specialmente davanti a «situazioni in cui si toccano le piaghe e le sofferenze drammatiche, e nelle quali sono coinvolti i valori, l’etica, le scienze sociali e la fede» ( Intervento al vertice di giudici e magistrati contro il traffico di persone e il crimine organizzato , Vaticano, 3 giugno 2016). Questo è il primo rischio: il rischio di lasciarsi incasellare e l’invito a mettersi nella grande politica.Il secondo rischio, vi dicevo, è lasciarsi corrompere. Come la politica non è una questione dei “politici”, la corruzione non è un vizio esclusivo della politica. C’è corruzione nella politica, c’è corruzione nelle imprese, c’è corruzione nei mezzi di comunicazione, c’è corruzione nelle chiese e c’è corruzione anche nelle organizzazioni sociali e nei movimenti popolari. E’ giusto dire che c’è una corruzione radicata in alcuni ambiti della vita economica, in particolare nell’attività finanziaria, e che fa meno notizia della corruzione direttamente legata all’ambito politico e sociale. E’ giusto dire che tante volte si utilizzano i casi corruzione con cattive intenzioni. Ma è anche giusto chiarire che quanti hanno scelto una vita di servizio hanno un obbligo ulteriore che si aggiunge all’onestà con cui qualunque persona deve agire nella vita. La misura è molto alta: bisogna vivere la vocazione di servire con un forte senso di austerità e di umiltà. Questo vale per i politici ma vale anche per i dirigenti sociali e per noi pastori. Ho detto “austerità” e vorrei chiarire a cosa mi riferisco con la parola austerità, perché può essere una parola equivoca. Intendo austerità morale, austerità nel modo di vivere, austerità nel modo in cui porto avanti la mia vita, la mia famiglia. Austerità morale e umana. Perché in campo più scientifico, scientifico-economico, se volete, o delle scienze del mercato, austerità è sinonimo di aggiustamento… Non mi riferisco a questo, non sto parlando di questo.
Spero che piaccia e possa far "rinsavire" molti.
DIO vi benedica.
Abbiamo anche elencato alcuni compiti imprescindibili per camminare verso un’alternativa umana di fronte alla globalizzazione dell’indifferenza: 1. mettere l’economia al servizio dei popoli; 2. costruire la pace e la giustizia; 3. difendere la Madre Terra.Il colonialismo ideologico globalizzante cerca di imporre ricette sovraculturali che non rispettano l’identità dei popoli.Chi governa allora? Il denaro. Come governa? Con la frusta della paura, della disuguaglianza, della violenza economica, sociale, culturale e militare che genera sempre più violenza in una spirale discendente che sembra non finire mai. Quanto dolore e quanta paura! C’è – l’ho detto di recente – c’è un terrorismo di base che deriva dal controllo globale del denaro sulla terra e minaccia l’intera umanità. Di questo terrorismo di base si alimentano i terrorismi derivati come il narco-terrorismo, il terrorismo di stato e quello che alcuni erroneamente chiamano terrorismo etnico o religioso. Ma n essun popolo, nessuna religione è terrorista! È vero, ci sono piccoli gruppi fondamentalisti da ogni parte. Ma il terrorismo inizia quando «hai cacciato via la meraviglia del creato, l’uomo e la donna, e hai messo lì il denaro» ( Conferenza stampa nel volo di ritorno del Viaggio Apostolico in Polonia, 31 luglio 2016). Tale sistema è terroristico.Quasi cent’anni fa, Pio XI prevedeva l’affermarsi di una dittatura economica globale che chiamò « imperialismo internazionale del denaro » (Lett. enc. Quadragesimo anno , 15 maggio 1931, 109). Sto parlando dell’anno 1931! L’aula in cui ora ci troviamo si chiama “Paolo VI”, e fu Paolo VI che denunciò quasi cinquant’anni fa, la «nuova forma abusiva di dominio economico sul piano sociale, culturale e anche politico» (Lett. enc. Octogesima adveniens , 14 maggio 1971, 44). Anno 1971. Sono parole dure ma giuste dei miei predecessori che scrutarono il futuro. La Chiesa e i profeti dicono, da millenni, quello che tanto scandalizza che lo ripeta il Papa in questo tempo in cui tutto ciò raggiunge espressioni inedite. Tutta la dottrina sociale della Chiesa e il magistero dei miei predecessori si ribella contro l’idolo denaro che regna invece di servire, tiranneggia e terrorizza l’umanità.Nessuna tirannia si sostiene senza sfruttare le nostre paure. Questo è una chiave! Da qui il fatto che ogni tirannia sia terroristica. E quando questo terrore, che è stato seminato nelle periferie con massacri, saccheggi, oppressione e ingiustizia, esplode nei centri con diverse forme di violenza, persino con attentati odiosi e vili, i cittadini che ancora conservano alcuni diritti sono tentati dalla falsa sicurezza dei muri fisici o sociali. Muri che rinchiudono alcuni ed esiliano altri. Cittadini murati, terrorizzati, da un lato; esclusi, esiliati, ancora più terrorizzati, dall’altro. È questa la vita che Dio nostro Padre vuole per i suoi figli?La paura viene alimentata, manipolata... Perché la paura, oltre ad essere un buon affare per i mercanti di armi e di morte, ci indebolisce, ci destabilizza, distrugge le nostre difese psicologiche e spirituali, ci anestetizza di fronte alla sofferenza degli altri e alla fine ci rende crudeli. Quando sentiamo che si festeggia la morte di un giovane che forse ha sbagliato strada, quando vediamo che si preferisce la guerra alla pace, quando vediamo che si diffonde la xenofobia, quando constatiamo che guadagnano terreno le proposte intolleranti; dietro questa crudeltà che sembra massificarsi c’è il freddo soffio della paura. Vi chiedo di pregare per tutti coloro che hanno paura, preghiamo che Dio dia loro coraggio e che in questo anno della misericordia possa ammorbidire i nostri cuori. La misericordia non è facile, non è facile... richiede coraggio. Per questo Gesù ci dice: «Non abbiate paura» ( Mt 14,27), perché la misericordia è il miglior antidoto contro la paura. E’ molto meglio degli antidepressivi e degli ansiolitici. Molto più efficace dei muri, delle inferriate, degli allarmi e delle armi. Ed è gratis: è un dono di Dio.Il secondo punto che voglio toccare è: l’Amore Un giorno come questo, un sabato, Gesù fece due cose che, ci dice il Vangelo, affrettarono il complotto per ucciderlo. Passava con i suoi discepoli per un campo da semina. I discepoli avevano fame e mangiarono le spighe. Niente si dice del “padrone” di quel campo... soggiacente è la destinazione universale dei beni. Quello che è certo è che, di fronte alla fame, Gesù ha dato priorità alla dignità dei figli di Dio su un’interpretazione formalistica, accomodante e interessata dalla norma. Quando i dottori della legge lamentarono con indignazione ipocrita, Gesù ricordò loro che Dio vuole amore e non sacrifici , e spiegò che il sabato è fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato (cfr Mc 2,27). Affrontò il pensiero ipocrita e presuntuoso con l’intelligenza umile del cuore (cfr Omelia, I Congreso de Evangelización de la Cultura, Buenos Aires, 3 novembre 2006), che dà sempre la priorità all’uomo e non accetta che determinate logiche impediscano la sua libertà di vivere, amare e servire il prossimo.E dopo, in quello stesso giorno, Gesù fece qualcosa di “peggiore”, qualcosa che irritò ancora di più gli ipocriti e i superbi che lo stavano osservando perché cercavano una scusa per catturarlo. Guarì la mano atrofizzata di un uomo. La mano, questo segno tanto forte dell’operare, del lavoro. Gesù restituì a quell’uomo la capacità di lavorare e con questoquella gli restituì la dignità. Quante mani atrofizzate, quante persone private della dignità del lavoro! Perché gli ipocriti, per difendere sistemi ingiusti, si oppongono a che siano guariti. A volte penso che quando voi, i poveri organizzati, vi inventate il vostro lavoro, creando una cooperativa, recuperando una fabbrica fallita, riciclando gli scarti della società dei consumi, affrontando l’inclemenza del tempo per vendere in una piazza, rivendicando un pezzetto di terra da coltivare per nutrire chi ha fame, quando fate questo state imitando Gesù, perché cercate di risanare, anche se solo un pochino, anche se precariamente, questa atrofia del sistema socio-economico imperante che è la disoccupazione. Non mi stupisce che anche voi a volte siate sorvegliati o perseguitati, né mi stupisce che ai superbi non interessi quello che voi dite.Gesù che quel sabato rischiò la vita, perché, dopo che guarì quella mano, farisei ed erodiani (cfr Mc 3,6), due partiti opposti tra loro, che temevano il popolo e anche l’impero, fecero i loro calcoli e complottarono per ucciderlo. So che molti di voi rischiano la vita. So - e lo voglio ricordare, e la voglio ricordare - che alcuni non sono qui oggi perché si sono giocati la vita… Per questo Ma non c’è amore più grande che dare la vita. Questo ci insegna Gesù.Dobbiamo aiutare a guarire il mondo dalla sua atrofia morale. Questo sistema atrofizzato è in grado di fornire alcune “protesi” cosmetiche che non sono vero sviluppo: crescita economica, progressi tecnologici, maggiore “efficienza” per produrre cose che si comprano, si usano e si buttano inglobandoci tutti in una vertiginosa dinamica dello scarto... Ma questo mondo non consente lo sviluppo dell’essere umano nella sua integralità, lo sviluppo che non si riduce al consumo, che non si riduce al benessere di pochi, che include tutti i popoli e le persone nella pienezza della loro dignità, godendo fraternamente la meraviglia del creato. Questo è lo sviluppo di cui abbiamo bisogno: umano, integrale, rispettoso del creato , di questa casa comune.Un altro punto è: Bancarotta e salvataggio.ho potuto ascoltare da vicino la sofferenza di tante famiglie espulse dalla loro terra per motivi economici o violenze di ogni genere, folle esiliate – l’ho detto di fronte alle autorità di tutto il mondo – a causa di un sistema socio-economico ingiusto e didelle guerre che non hanno cercato, che non hanno creato coloro che oggi soffrono il doloroso sradicamento dalla loro patria, ma piuttosto molti di coloro che si rifiutano di riceverli.Faccio mie le parole di mio fratello l’Arcivescovo Hieronymos di Grecia: «Chi vede gli occhi dei bambini che incontriamo nei campi profughi è in grado di riconoscere immediatamente, nella sua interezza, la “bancarotta” dell’umanità» ( Discorso nel Campo profughi di Moria , Lesbos, 16 aprile 2016). Cosa succede al mondo di oggi che, quando avviene la bancarotta di una banca, immediatamente appaiono somme scandalose per salvarla, ma quando avviene questa bancarotta dell’umanità non c’è quasi una millesima parte per salvare quei fratelli che soffrono tanto? E così il Mediterraneo è diventato un cimitero, e non solo il Mediterraneo... molti cimiteri vicino ai muri, muri macchiati di sangue innocente. Nei giorni di questo incontro – lo dite nel video – quanti sono i morti nel Mediterraneo?E’, veramente, un problema del mondo. Nessuno dovrebbe vedersi costretto a fuggire dalla propria patria. Ma il male è doppio quando, davanti a quelle terribili circostanze, il migrante si vede gettato nelle grinfie dei trafficanti di persone per attraversare le frontiere, ed è triplo se arrivando nella terra in cui si pensava di trovare un futuro migliore, si viene disprezzati, sfruttati, e addirittura schiavizzati.Dare l’esempio e reclamare è un modo di fare politica, e questo mi porta al secondo tema che avete dibattuto nel vostro incontro: il rapporto tra popolo e democrazia. Un rapporto che dovrebbe essere naturale e fluido, ma che corre il pericolo di offuscarsi fino a diventare irriconoscibile. Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle. I movimenti popolari, lo so, non sono partiti politici e lasciate che vi dica che, in gran parte, qui sta la vostra ricchezza, perché esprimete una forma diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica. Ma non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella Politica con la maiuscola, e cito di nuovo Paolo VI: «La 
politica è una maniera esigente – ma non è la sola – di vivere l’impegno cristiano al servizio degli altri» (Lett. ap. Octogesima adveniens , 14 maggio 1971, 46). O questa frase che ripeto tante volte, e sempre mi confondo, non so se è di Paolo VI o di Pio XII: “La politica è una delle forme più alte della carità, dell’amore”.Primo, non lasciarsi imbrigliare, perché alcuni dicono: la cooperativa, la mensa, l’orto agroecologico, le microimprese, il progetto dei piani assistenziali... fin qui tutto bene. Finché vi mantenete nella casella delle “politiche sociali”, finché non mettete in discussione la politica economica o la politica con la maiuscola, vi si tollera. Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei i poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema. Quando voi, dal vostro attaccamento al territorio, dalla vostra realtà quotidiana, dal quartiere, dal locale, dalla organizzazione del lavoro comunitario, dai rapporti da persona a persona, osate mettere in discussione le “macrorelazioni”, quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si tollera , non ci si tollera più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste. Così la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino.Sappiamo che «finché non si risolveranno radicalmente i problemi dei poveri, rinunciando all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria e aggredendo le cause strutturali della inequità, non si risolveranno i problemi del mondo e in definitiva nessun problema. L’inequità è la radice dei mali sociali» (Esort. ap. Evangelii gaudium , 202). Per questo, l’ho detto e lo ripeto, «il futuro dell’umanità non è solo nelle mani dei grandi leader, delle grandi potenze e delle élite. E’ soprattutto nelle mani dei popoli ; nella loro capacità di organizzarsi ed anche nelle loro mani che irrigano, con umiltà e convinzione, questo processo di cambiamento» ( Discorso al II incontro mondiale dei movimenti popolari , Santa Cruz de la Sierra, 9 luglio 2015). Anche la Chiesa può e deve, senza pretendere di avere il monopolio della verità, pronunciarsi e agire specialmente davanti a «situazioni in cui si toccano le piaghe e le sofferenze drammatiche, e nelle quali sono coinvolti i valori, l’etica, le scienze sociali e la fede» ( Intervento al vertice di giudici e magistrati contro il traffico di persone e il crimine organizzato , Vaticano, 3 giugno 2016). Questo è il primo rischio: il rischio di lasciarsi incasellare e l’invito a mettersi nella grande politica.Il secondo rischio, vi dicevo, è lasciarsi corrompere. Come la politica non è una questione dei “politici”, la corruzione non è un vizio esclusivo della politica. C’è corruzione nella politica, c’è corruzione nelle imprese, c’è corruzione nei mezzi di comunicazione, c’è corruzione nelle chiese e c’è corruzione anche nelle organizzazioni sociali e nei movimenti popolari. E’ giusto dire che c’è una corruzione radicata in alcuni ambiti della vita economica, in particolare nell’attività finanziaria, e che fa meno notizia della corruzione direttamente legata all’ambito politico e sociale. E’ giusto dire che tante volte si utilizzano i casi corruzione con cattive intenzioni. Ma è anche giusto chiarire che quanti hanno scelto una vita di servizio hanno un obbligo ulteriore che si aggiunge all’onestà con cui qualunque persona deve agire nella vita. La misura è molto alta: bisogna vivere la vocazione di servire con un forte senso di austerità e di umiltà. Questo vale per i politici ma vale anche per i dirigenti sociali e per noi pastori. Ho detto “austerità” e vorrei chiarire a cosa mi riferisco con la parola austerità, perché può essere una parola equivoca. Intendo austerità morale, austerità nel modo di vivere, austerità nel modo in cui porto avanti la mia vita, la mia famiglia. Austerità morale e umana. Perché in campo più scientifico, scientifico-economico, se volete, o delle scienze del mercato, austerità è sinonimo di aggiustamento… Non mi riferisco a questo, non sto parlando di questo.A qualsiasi persona che sia troppo attaccata alle cose materiali o allo specchio, a chi ama il denaro, i banchetti esuberanti, le case sontuose, gli abiti raffinati, le auto di lusso, consiglierei di capire che cosa sta succedendo nel suo cuore e di pregare Dio di liberarlo da questi lacci. In Amoris laetitia cito un compianto leader afroamericano, Martin Luther King, il quale sapeva sempre scegliere l’amore fraterno persino in mezzo alle peggiori persecuzioni e umiliazioni. Voglio ricordarlo oggi con voi; diceva: «Quando ti elevi al livello dell’amore, della sua grande bellezza e potere, l’unica cosa che cerchi di sconfiggere sono i sistemi maligni. Le persone che sono intrappolate da quel sistema le ami, però cerchi di sconfiggere quel sistema […] Odio per odio intensifica solo l’esistenza dell’odio e del male nell’universo. Se io ti colpisco e tu mi colpisci, e ti restituisco il colpo e tu mi restituisci il colpo, e così di seguito, è evidente che si continua all’infinito. Semplicemente non finisce mai. Da qualche parte, qualcuno deve avere un po’ di buon senso, e quella è la persona forte. La persona forte è la persona che è capace di spezzare la catena dell’odio, la catena del male» (n. 118; Sermone nella chiesa Battista di Dexter Avenue , Montgomery, Alabama, 17 novembre 1957). Questo lo ha detto nel 1957

venerdì 4 novembre 2016

Avviso ai naviganti....


(Fil 3,17 - 4,1)
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Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippesi
Fratelli, fatevi insieme miei imitatori e guardate quelli che si comportano secondo l'esempio che avete in noi.
Perché molti - ve l'ho già detto più volte e ora, con le lacrime agli occhi, ve lo ripeto - si comportano da nemici della croce di Cristo. La loro sorte finale sarà la perdizione, il ventre è il loro dio. Si vantano di ciò di cui dovrebbero vergognarsi e non pensano che alle cose della terra.
La nostra cittadinanza infatti è nei cieli e di là aspettiamo come salvatore il Signore Gesù Cristo, il quale trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso, in virtù del potere che egli ha di sottomettere a sé tutte le cose.
Perciò, fratelli miei carissimi e tanto desiderati, mia gioia e mia corona, rimanete in questo modo saldi nel Signore, carissimi!

giovedì 3 novembre 2016

Detrattori di Papa Francesco leggete questo!

Carissimi detrattori di Papa Francesco,voi che ad ogni suo viaggio,visita o intervista,puntualmente come gli avvoltoi gli saltate al collo...  
Voi non siete CRISTIANI... siete scismatici... siete odoranti di zolfo... perché ciò che sta facendo Papa Francesco è SCRITTO CHIARAMENTE NEL VANGELO di oggi. 
Lui sta cercando di andare a recuperare le pecore perdute della casa di Israele,non è venuti per "voi già santi eletti ed immacolati".... voi giudici del tempo...consiglieri dello Spirito Santo... voi ..i giusti!
DIO possa concedervi il vero dono 
FEDE VERA E DELLA CONVERSIONE.

 (Lc 15,1-10)
Vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte.
Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l'ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta". Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: "Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto". Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».