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martedì 31 maggio 2016

Papa: cristiano serve subito e con gioia, non fa la faccia storta

2016-05-31 Radio Vaticana







Se “imparassimo il servizio e ad andare incontro agli altri”, come “cambierebbe il mondo”. È la considerazione con cui Papa Francesco ha concluso l’omelia della Messa del mattino celebrata in Casa S. Marta. Il Papa ha dedicato la sua riflessione alla Madonna, nel giorno conclusivo del Mese mariano. Servizio e incontro, ha detto, fanno sperimentare una “gioia” che “riempie la vita”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Coraggio femminile, capacità di andare incontro agli altri, mano tesa in segno di aiuto, sollecitudine. E soprattutto gioia, di quelle che riempiono il cuore e danno alla vita senso e direzione nuovi.
La gioia e la faccia storta
Sono tutti spunti che il Papa rintraccia nel brano del Vangelo che narra della visita di Maria a Santa Elisabetta. Brano che assieme alle parole del Profeta Sofonia nella Prima lettura e di San Paolo nella Seconda disegna, dice Francesco, una liturgia “piena di gioia”, che arriva come una ventata di “aria fresca” a riempire “la nostra vita”:
“Cosa brutta i cristiani con la faccia storta, i cristiani tristi. Cosa brutta, brutta, brutta. Ma non sono pienamente cristiani. Credono di esserlo, ma non lo sono pienamente. Questo è il messaggio cristiano. E in questa atmosfera di gioia, che la liturgia oggi ci dà come un regalo, io vorrei sottolineare soltanto due cose: primo, un atteggiamento; secondo, un fatto. L’atteggiamento è il servizio”.
Le donne coraggio della Chiesa
Un servizio, quello di Maria, che viene svolto senza tentennamenti, osserva il Papa. Maria, dice il Vangelo, “andò in fretta” e questo, rileva Francesco, nonostante fosse incinta e rischiasse lungo la strada di incappare nei briganti. “Questa ragazza di sedici anni, diciassette, non di più”, soggiunge, “era coraggiosa. Si alza e va”, senza scuse:
“Coraggio di donna. Le donne coraggiose che ci sono nella Chiesa: sono come la Madonna. Queste donne che portano avanti la famiglia, queste donne che portano avanti l’educazione dei figli, che affrontano tante avversità, tanto dolore, che curano gli ammalati… Coraggiose: si alzano e servono, servono. Il servizio è segno cristiano. Chi non vive per servire, non serve per vivere. Servizio nella gioia, questo è l’atteggiamento che io vorrei oggi sottolineare. C’è gioia e anche servizio. Sempre per servire”.
L’incontro è un segno cristiano
Il secondo punto sul quale si sofferma il Papa è l’incontro tra Maria e sua cugina. “Queste due donne – evidenzia – si incontrano e si incontrano con gioia”, quel momento è “tutta festa”. Se “noi imparassimo questo, servizio e andare incontro agli altri”, conclude Francesco, “come cambierebbe il mondo:
“L’incontro è un altro segno cristiano. Una persona che dice di essere cristiana e non è capace di andare incontro agli altri, di incontrare gli altri, non è totalmente cristiana. Sia il servizio che l’incontro richiedono di uscire da se stessi: uscire per servire e uscire per incontrare, per abbracciare un’altra persona. È con questo servizio di Maria, con questo incontro, si rinnova la promessa del Signore, si attua nel presente, in quel presente. E proprio il Signore – come abbiamo sentito nella prima Lettura: ‘Il Signore tuo Dio, in mezzo a te” – il Signore è nel servizio, il Signore è nell’incontro”.

Papa ai detenuti: la misericordia di Dio liberi il vostro cuore

2016-05-31 Radio Vaticana







Profondamente grato e “vicino con la preghiera” a chi compie “sforzi nel difendere la dignità umana di tutti coloro che si trovano in carcere”. Lo scrive Papa Francesco in un messaggio inviato, a firma del cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin, ai cappellani carcerari europei che partecipano al loro incontro in corso al Consiglio d’Europa di Strasburgo fino a domani.
Indulgenza giubilare ai detenuti
Nel ringraziare la Ccee e i promotori dell’incontro, intitolato “Radicalizzazione nelle carceri: una visione pastorale”, Francesco ringrazia in particolare i cappellani carcerari per la cura dei detenuti durante l’Anno della Misericordia. Nel messaggio viene citata la Lettera per la concessione delle indulgenze in occasione del Giubileo, nel passaggio riguardante gli ospiti degli Istituti di pena.
Misericordia, sbarre e libertà
“Nelle cappelle delle carceri – afferma la Lettera – potranno ottenere l’indulgenza, e ogni volta che passeranno per la porta della loro cella, rivolgendo il pensiero e la preghiera al Padre”. Possa “questo gesto – prosegue la Lettera – significare per loro il passaggio della Porta Santa, perché la misericordia di Dio, capace di trasformare i cuori, è anche in grado di trasformare le sbarre in esperienza di libertà”.

lunedì 30 maggio 2016

Non buttate via la vita...donate a DIO

So che poco c'entra con il bolg...ma siccome ogni giorno prego per le persone suicide...a maggior ragion vorrei che chi leggesse facesse solo una piccola preghiera,anche una sola...ve ne sarei grato per questo amico.
Grazie e che DIO vi BENEDICA!


questo sotto è l'articolo dove ho trovato la tragica vicenda in cui ho scoperto il suicidio del mio amico.

http://milano.corriere.it/notizie/cronaca/16_maggio_30/faida-curva-sud-23a65f5c-262b-11e6-844b-1dd7d0858058.shtml


PER CHI POTESSE SOLO UNA PICCOLA PREGHIERA PER QUESTA PERSONA A ME AMICA.
Scusate se posto questo articolo...ma solo ora...leggendo un'articolo odierno del Corriere,sono saltato sulla sedia...nella mia gioventù "bruciata" nel mondo e dietro al mondo ho vissuto anche gran parte della mia vita allo stadio (purtroppo) ...ma che mi ha anche permesso però di incontrare brave persone...e leggendo tra le righe ho trovato una situazione che ricordavo accaduta anni fa...e allora mi sono messo a cercare in internet chi fosse quella persona...E CON MOLTO DOLORE A DI DISTANZA DI ANNI ...SCOPRO OGGI CHE UN VECCHIO AMICO "VIRGILIO MOTTA" SI E' SUICIDATO...e per quale motivo se non quello di aver avuto la colpa di mettersi in mezzo a difendere padri di famiglia al primo anello blu.. se non di trovarsi in uno STATO SCHIFOSO DOVE SOLO I CRIMINALI LA FANNO FRANCA.. dove solo i figli del "satana" sono impuniti ed intoccabili...
PIANGO dinnanzi a questa triste notizia... perché la VITA non è questa...MA IL MONDO E IL principe DI QUESTO MONDO SONO ALL'APICE DELLA LORO gloria.
Tutto dovrebbe essere solo divertimento..ma invece diventa altro..si perde la percezione del valore della VITA,del gioco e sopratutto del "dio denaro" che porta semplici sport ad esser LO STATUS di vita di milioni di persone ed in simbiosi con le loro squadre o atleti IDOLI vivono secondo le loro sconfitte ed insuccessi come fossero i loro perdendo la cognizione della realtà... non per niente il calcio da anni l'ho rinominato il nuovo "COLOSSEO" ..solo che i "gladiatori" sono fuori ad uccidersi per contendersi primato su giri di affari sporchi e i ricchi e i padroni sono in campi o in box milionari (dicasi uguale per F1,Moto GP etc....etc..).Ci scaldiamo e irritiamo,inveiamo e ci picchiamo per gente di cui noi non interessiamo...MENTRE NULLA FACCIAMO PER CHI VERAMENTE HA BISOGNO..NELLE GUERRE,NELLA FAME,NEL VICINO DI CASA...perché ASSUEFATTI DA QUESTO SISTEMA FATTO AD HOC per tenere le nostre preoccupazioni su ciò che è realmente inutile...da ciò che è vitale L'AMORE PER IL PROSSIMO.
Abbiamo smarrito la via ...il demonio conosce bene le nostre debolezze i nostri limiti..e di adepti a sto mondo ne ha molti..molti...molti di più di quanto pensiamo.
DIO TI BENEDICA mio caro amico Virgi ...e tra le lacrime ...scusa il ritardo.
Ave o Maria accoglilo come tuo figlio.

Papa: Chiesa è libera nella profezia, ingabbiata nella legge fa schiavi.

2016-05-30 Radio Vaticana






Nel suo cammino di fede, la Chiesa e ogni cristiano devono badare a non chiudersi in un sistema di norme, ma a lasciare spazio alla “memoria” dei doni ricevuti da Dio, al dinamismo della “profezia” e all’orizzonte della “speranza”. Papa Francesco ha condensato in queste tre parole l’omelia della Messa del mattino, celebrata nella cappella di Casa Santa Marta. Il servizio di Alessandro De Carolis:
 
L’impalcatura della legge che tutto delimita e il soffio liberante della profezia che spinge oltre i confini. Nella vita di fede l’eccesso di fiducia nella norma, avverte Papa Francesco, può soffocare il valore della memoria e il dinamismo dello Spirito. Gesù, nel brano evangelico del giorno, dimostra questo assunto a scribi e farisei – che vorrebbero metterlo a tacere – con la parabola dei vignaioli omicidi. Contro il padrone che per loro ha piantato, affidandogliela, una vigna ben organizzata, i contadini affittuari decidono di rivoltarsi, malmenando e ammazzando via via i servi che quel padrone invia a reclamare il raccolto che gli spetta. Culmine del dramma, l’assassinio dell’unico figlio del padrone, atto che potrebbe, ritengono a torto i contadini, far guadagnare loro l’intera eredità.
Casistica e libertà
Uccidere i servi e il figlio – immagine dei profeti della Bibbia e di Cristo – mostra, afferma Francesco, l’immagine di “un popolo chiuso in se stesso, che non si apre alle promesse di Dio, che non aspetta le promesse di Dio. Un popolo senza memoria, senza profezia e senza speranza”. Ai capi del popolo, in particolare, interessa alzare un muro di leggi, “un sistema giuridico chiuso”, e nient’altro:
“La memoria non interessa. La profezia: meglio che non vengano i profeti. E la speranza? Ma ognuno la vedrà. Questo è il sistema attraverso il quale loro legittimano: dottori della legge, teologi che sempre vanno sulla via della casistica e non permettono la libertà dello Spirito Santo; non riconoscono il dono di Dio, il dono dello Spirito e ingabbiano lo Spirito, perché non permettono la profezia nella speranza".
La memoria rende liberi
In fondo, riconosce il Papa, “Gesù stesso è stato tentato di perdere la memoria della sua missione, di non dare posto alla profezia e di preferire la sicurezza al posto della speranza”, ovvero l’essenza delle tre tentazioni subite nel deserto. Dunque, osserva Francesco:
“A questa gente Gesù, perché conosceva in se stesso la tentazione, rimprovera: ‘Voi girate mezzo mondo per avere un proselito e quando lo trovate, lo fate schiavo’. Questo popolo così organizzato, questa Chiesa così organizzata fa schiavi! E così si capisce come reagisce Paolo quando parla della schiavitù della legge e della libertà che ti dà la grazia. Un popolo è libero, una Chiesa è libera quando ha memoria, quando lascia posto ai profeti, quando non perde la speranza”.
Cuore aperto o ingabbiato?
La vigna ben organizzata, sottolinea il Papa, è “l’immagine del popolo di Dio, l’immagine della Chiesa e anche l’immagine della nostra anima”, che il Padre cura sempre con “tanto amore e tanta tenerezza”. Ribellarsi a Lui è, come per i vignaioli omicidi, “perdere la memoria del dono” ricevuto da Dio, mentre “per ricordare e non sbagliare nel cammino” è importante “tornare sempre alle radici”:
“Io ho memoria delle meraviglie che il Signore ha fatto nella mia vita? Ho memoria dei doni del Signore? Io sono capace di aprire il cuore ai profeti, cioè a quello che mi dice ‘questo non va, devi andare di là; vai avanti, rischia’? Questo fanno i profeti… Io sono aperto a quello o sono timoroso e preferisco chiudermi nella gabbia della legge? E alla fine: io ho speranza nelle promesse di Dio, come ha avuto nostro padre Abramo, che uscì dalla sua terra senza sapere dove andasse, soltanto perché sperava in Dio? Ci farà bene farci queste tre domande”.

Il Papa all'Angelus: in Siria preghiera per la pace con i bambini protagonisti.

2016-05-29 Radio Vaticana







All’Angelus, dopo la Messa presieduta in Piazza San Pietro nel giorno del Giubileo dei diaconi, il Papa ha ricordato, tra l’altro, l’odierna Giornata Nazionale del Sollievo “finalizzata ad aiutare le persone a vivere bene la fase finale dell’esistenza terrena”, e il tradizionale pellegrinaggio che si compie oggi in Polonia al Santuario mariano di Piekary. “La Madre della Misericordia - ha detto - sostenga le famiglie e i giovani in cammino verso la Giornata Mondiale di Cracovia”. Il Santo Padre ha anche ricordato che il prossimo primo  giugno, in Siria, si vivrà una speciale giornata scandita dalla preghiera. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
 
La Giornata Internazionale del Bambino – ha detto il Papa – sarà in Siria l’occasione, mercoledì prossimo, per una speciale preghiera che unirà le comunità cattoliche ed ortodosse:
“Vivranno insieme una speciale preghiera per la pace che avrà come protagonisti proprio i bambini. I bambini siriani invitano i bambini di tutto il mondo ad unirsi alla loro preghiera per la pace”.
In Siria sono quasi 2 milioni e mezzo i bambini sotto i cinque anni a rischio malnutrizione. E’ drammatica in particolare, in questi giorni, la situazione di oltre 3000 bambini intrappolati insieme con altre migliaia di persone in un campo profughi vicino a Damasco, quello di Khan Eshieh, dove è stato imposto un assedio completo che impedisce l’entrata nell’area di beni essenziali. Nella regione di Aleppo, inoltre, sono 1 milione e 200 mila i minori che vivono in condizioni drammatiche.

domenica 29 maggio 2016

Papa a diaconi: siate a servizio di Dio non della vostra agenda

2016-05-29 Radio Vaticana





Ogni diacono è insieme un apostolo e un servitore: mai “schiavo” dell’agenda dei suoi impegni e sempre capace di “trascurare gli orari” per aprire tempi e spazi ai fratelli, secondo lo stile di Dio improntato alla “mitezza”. È il pensiero che Papa Francesco ha espresso all’omelia della Messa presieduta in Piazza San Pietro nel giorno del Giubileo dei diaconi. Vivendo così, ha detto loro il Papa, il vostro servizio “sarà evangelicamente fecondo”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
 
Uomini a servizio, disponibili e miti, perché Gesù lo è stato per primo. La vocazione, anzi l’ambizione del diacono – afferma Papa – non può essere diversa da questa. Servitore di tutti, del fratello atteso e di quello non previsto, elastico nell’accogliere e fare spazio a chi ha bisogno, non un burocrate del sacro per cui anche la carità, la vita parrocchiale, sono regolate da un orario di servizio.
Vita cristiana, vita di servizio
Sotto le nuvole di una primavera del tutto umorale, che vela a lungo di grigio la folla in Piazza San Pietro, centinaia di stole diagonali sono schierate davanti e di fianco all’altare per il loro Giubileo della misericordia. Francesco ricorda con le parole di un Padre della Chiesa che il primo “diacono di tutti” è stato Cristo e che lo stesso San Paolo, scrivendo ai Galati, si presenta sia come “apostolo” che come “servitore”. “Sono due facce della stessa medaglia”, osserva il Papa, perché “chi annuncia Gesù è chiamato a servire e chi serve annuncia Gesù”:
“Il discepolo di Gesù non può andare su una strada diversa da quella del Maestro, ma se vuole annunciare deve imitarlo, come ha fatto Paolo: ambire a diventare servitore. In altre parole, se evangelizzare è la missione consegnata a ogni cristiano nel Battesimo, servire è lo stile con cui vivere la missione, l’unico modo di essere discepolo di Gesù. È suo testimone chi fa come Lui: chi serve i fratelli e le sorelle, senza stancarsi di Cristo umile, senza stancarsi della vita cristiana che è vita di servizio”.
Aperti alle sorprese di Dio
Per riuscire in questa missione è necessario, indica il Papa, un allenamento quotidiano alla “disponibilità”, a donare la vita. “Chi serve – sottolinea Francesco – non è un custode geloso del proprio tempo, anzi rinuncia ad essere il padrone della propria giornata”:
“Chi serve non è schiavo dell’agenda che stabilisce, ma, docile di cuore, è disponibile al non programmato: pronto per il fratello e aperto all’imprevisto, che non manca mai e spesso è la sorpresa quotidiana di Dio. Il servitore è aperto alla sorpresa, alle sorprese quotidiane di Dio”.
“Trascurare gli orari”
Il servitore, prosegue, sa servire senza badare al “tornaconto”, aprendo “le porte del suo tempo e dei suoi spazi a chi gli sta vicino e anche a chi bussa fuori orario, a costo di interrompere qualcosa che gli piace o il riposo che si merita”. E qui, Francesco stacca gli occhi dai fogli dell’omelia per ripetere una considerazione che per lui è come una spina nel cuore:
“Il servitore trascura gli orari. A me fa male al cuore quando vedo orario – nelle parrocchie – da tal ora a tal ora. Poi? Non c’è porta aperta, non c’è prete, non c’è diacono, non c’è laico che riceva la gente … Questo fa male. Trascurare gli orari: avere questo coraggio, di trascurare gli orari”.
Lo stile della mitezza
Il Vangelo è pieno di storie di padroni e servitori. Nel brano liturgico del giorno spicca la vicenda del centurione che implora da Gesù la guarigione di un servo a lui caro. A colpire, nota Francesco, è l’estrema delicatezza con cui un ufficiale dell’esercito romano si premura di non disturbare il Maestro, affermando che com’è sufficiente per lui dare un ordine sapendo che verrà eseguito, anche per Gesù sarà lo stesso:
“Davanti a queste parole Gesù rimane ammirato. Lo colpisce la grande umiltà del centurione, la sua mitezza. E la mitezza è una delle virtù dei diaconi... Quando il diacono è mite, è servitore e non gioca a scimmiottare i preti, no, no… è mite. Egli, di fronte al problema che lo affliggeva, avrebbe potuto agitarsi e pretendere di essere esaudito, facendo valere la sua autorità; avrebbe potuto convincere con insistenza, persino costringere Gesù a recarsi a casa sua. Invece si fa piccolo, discreto, mite, non alza la voce e non vuole disturbare. Si comporta, forse senza saperlo, secondo lo stile di Dio, che è ‘mite e umile di cuore’”.
Mai sgridare
Questi, conclude il Papa, “sono anche i tratti miti e umili del servizio cristiano, che è imitare Dio servendo gli altri: accogliendoli con amore paziente, comprendendoli senza stancarci, facendoli sentire accolti, a casa, nella comunità ecclesiale, dove non è grande chi comanda, ma chi serve. E – soggiunge – mai sgridare: mai!”:
“Ciascuno di noi è molto caro a Dio, amato e scelto da lui, ed è chiamato a servire, ma ha anzitutto bisogno di essere guarito interiormente. Per essere abili al servizio, ci occorre la salute del cuore: un cuore risanato da Dio, che si senta perdonato e non sia né chiuso né duro (...) Cari diaconi, potete domandare ogni giorno questa grazia nella preghiera, in una preghiera dove presentare le fatiche, gli imprevisti, le stanchezze e le speranze: una preghiera vera, che porti la vita al Signore e il Signore nella vita”.

venerdì 27 maggio 2016

Rallegrati sempre nel Signore

Seconda LetturaDai «Discorsi» di sant'Agostino, vescovo
(Disc. 171, 1-3. 5; PL 38, 933-935)
Rallegratevi nel Signore, sempreL'Apostolo ci comanda di rallegrarci, ma nel Signore, non nel mondo. «Chi dunque vuole essere amico del mondo si rende nemico di Dio» (Gc 4, 4), come ci assicura la Scrittura. Come un uomo non può servire a due padroni, così nessuno può rallegrarsi contemporaneamente nel mondo e nel Signore.
Quindi abbia il sopravvento la gioia nel Signore, finché non sia finita la gioia nel mondo. Cresca sempre più la gioia nel Signore, mentre la gioia nel mondo diminuisca sempre finché sia finita. E noi affermiamo questo, non perché non dobbiamo rallegrarci mentre siamo nel mondo, ma perché, pur vivendo in questo mondo, ci rallegriamo già nel Signore.
Ma qualcuno potrebbe obiettare: Sono nel mondo, allora, se debbo gioire, gioisco là dove mi trovo. Ma che dici? Perché sei nel mondo, non sei forse nel Signore? Ascolta il medesimo Apostolo che parla agli Ateniesi e negli Atti degli Apostoli dice del Dio e Signore nostro creatore: «In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo» (At 17, 28).
Colui che è dappertutto, dove non è? Forse che non ci esortava a questo quando insegnava: «Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla»? (Fil 4, 5-6).
E' una ineffabile realtà questa: ascese sopra tutti i cieli ed è vicinissimo a coloro che si trovano ancora sulla terra. Chi è costui, lontano e vicino al tempo stesso, se non colui che si è fatto prossimo a noi per la sua misericordia?
Tutto il genere umano è quell'uomo che giaceva lungo la strada semivivo, abbandonato dai ladri. Il sacerdote e il levita, passando, lo disprezzarono, ma un samaritano di passaggio gli si accostò per curarlo e prestargli soccorso. Lontano da noi, immortale e giusto, egli discese fino a noi, che siamo mortali e peccatori, per diventare prossimo a noi.
«Non ci tratta secondo i nostri peccati» (Sal 102, 10). Siamo infatti figli. E come proviamo questo? Morì per noi l'Unico, per non rimanere solo. Non volle essere solo, egli che è morto solo. L'unico Figlio di Dio generò molti figli di Dio. Si acquistò dei fratelli con il suo sangue. Rese giusti i reprobi. Donandosi, ci ha redenti; disonorato, ci onorò; ucciso, ci procurò la vita.
Perciò, fratelli, rallegratevi nel Signore, non nel mondo; cioè rallegratevi nella verità, non nel peccato; rallegratevi nella speranza dell'eternità, non nei fiori della vanità. Così rallegratevi: e dovunque e per tutto il tempo che starete in questo mondo, «il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla» (Fil 4, 5-6).

giovedì 26 maggio 2016

San Filippo Neri


L'amore di Dio - Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda.
 Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia. -
 L'anima che si dà tutta a Dio, è tutta di Dio. -
 Quanto amore si pone nelle creature, tanto se ne toglie a Dio.
 - All'acquisto dell'amor di Dio non c'è più vera e più breve strada che staccarsi dall'amore delle cose del mondo ancor piccole e di poco momento e dall'amor di se stesso, amando in noi più il volere e servizio di Dio, che la nostra soddisfazione e volere. 
 - Come mai è possibile che un uomo il quale crede in Dio, possa amare altra cosa che Dio? 
 - La grandezza dell'amor di Dio si riconosce dalla grandezza del desiderio che l'uomo ha di patire per amor suo.
 - A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto non aver occasione di patire per Lui.
 - Ad uno il quale ama veramente il Signore non è cosa più grave, né più molesta quanto la vita. - I veri servi di Dio hanno la vita in pazienza e la morte in desiderio. 
 - Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica: Signore, lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare. Presenza in Dio e confidenza in Lui 
 - Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio davanti agli occhi. 
 - Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi dopo morte.
 - Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana. 
 - Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi. 
 - Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario. La volontà di Dio 
 - Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio. 
 - Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene.
 - Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato: accompagnar Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero. 
 - E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l'immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro elemosina spirituale, con quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte 3 corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di quell'altro a domandar questa santa elemosina. 
 - Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S. Filippo diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi pazienza, sta saldo; questo è il tuo Purgatorio. 
 - A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il Signore ti visiti. 
 - Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una piccola figlia, e ti basta essere stata balia di Dio. Desiderio di Perfezione 
 - Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.
 - Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi di una bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in santità ed in amore anche S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l'uomo non sia per conseguire, si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col desiderio quello che non possiamo colle opere. 
 - Non è superbia il desiderare di passare in santità qualsivoglia Santo: perché il desiderare d'essere santo è desiderio di voler amare ed onorare Dio sopra tutte le cose: e questo desiderio, se si potesse, si dovrebbe stendere in infinito, perché Dio è degno d'infinito onore. 
 - La santità sta tutta in tre dita di spazio, e si toccava la fronte, cioè nel mortificare la razionale, contrastando cioè a se stesso, all'amore proprio, al proprio giudizio.
 - La perfezione non consiste nelle cose esteriori, come in piangere ed altre cose simili, e le lacrime non sono segno che l'uomo sia in grazia di Dio. 
 - Parlando il Santo di spirito e della perfezione diceva: Ubbidienza, Umiltà, Distacco! La Preghiera - L'uomo che non fa orazione è un animale senza ragione. - Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna cosa cerca più impedire che l'orazione. 
 - Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può durar molto nella vita dello spirito. 
 - Per fare buona orazione deve l'anima prima profondissimamente umiliarsi e conoscersi indegna di stare innanzi a tanta maestà, qual è la maestà di Dio, e mostrare a Dio il suo bisogno e la sua impotenza, ed umiliata gettarsi in Dio, che Dio le insegnerà a fare orazione. 
- La vera preparazione all'orazione è l'esercitarsi nella mortificazione: perché il volersi dare alla orazione senza questa è come se un uccello avesse voluto incominciar a volare prima di metter le penne.
 - Ai giovani diceva: Non vi caricate di troppe devozioni, ma intraprendetene poche, e perseverate in esse. Non tante devozioni, ma tanta devozione. 
 L'Umiltà - Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi. 
 - Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio. 
 - Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà, e un sentir basso di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere gonfiato della propria stima. 
 - Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare. 
 - Per fuggire ogni pericolo di vanagloria voleva il Santo che alcune devozioni particolari si facessero in camera, ed esortava che si fuggisse ogni singolarità. A proposito della vanagloria diceva: Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima è Padrona e si ha quando questa va innanzi all'opera e l'opera si fa per il fine della vanagloria. La seconda è la Compagna e si ha quando l'uomo non fa l'opera per fine di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva e si ha quando nel far l'opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime.
 - Per acquistare il dono dell'umiltà sono necessarie quattro cose: spernere mundum, spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare il mondo, non disprezzare alcuno, disprezzare se stesso, non far conto d'essere disprezzato. E soggiungeva, rispetto all'ultimo grado: A questo non sono arrivato: a questo vorrei arrivare.
 - Fuggiva con tutta la forza ogni sorta di dignità: Figliuoli miei, prendete in bene le mie parole, piuttosto pregherei Iddio che mi mandasse la morte, anzi una saetta, che il pensiero di simili dignità. Desidero bene lo spirito e la virtù dei Cardinali e dei Papi, ma non già le grandezze loro.
 La Mortificazione - Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio. - Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale.
 - Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline. 
 - Quando gli capitava qualche persona che avesse fama di santità, era solito provarla con mortificazioni spirituali e se la trovava mortificata e umile, ne teneva conto, altrimenti l'aveva per sospetta, dicendo: Ove non è gran mortificazione, non può esservi gran santità. 
 - Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all'acquisto della mortificazione interiore e delle altre virtù.
 L'Obbedienza - L'obbedienza buona è quando si ubbidisce senza discorso e si tiene per certo quello che è comandato è la miglior cosa che si possa fare.
 - L'obbedienza è il vero olocausto che si sacrifica a Dio sull'altare del nostro cuore, e bisogna sforzarci d'obbedire anche nelle cose piccole, e che paiono di niun momento, poiché in questo modo la persona si rende facile ad essere obbediente nelle cose maggiori. 
 E' meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione.
 - A proposito di colui che comandava diceva: Chi vuol esser obbedito assai, comandi poco. 
 La Gioia Cristiana - Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri.
 - Non voglio scrupoli, non voglio malinconie. Scrupoli e malinconie, lontani da casa mia. - L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti...Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l'ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli. 
 - Ai giovani che facevano chiasso, a proposito di coloro che si lamentavano, diceva: Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati. E quando doveva frenare l'irrequietezza dei ragazzi diceva: State fermi, e, sotto voce, se potete.
 La Devozione a Maria - Figliuoli miei, siate devoti della Madonna: siate devoti a Maria.
 - Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente ad ottenere le grazie da Dio che la Madonna Santissima. 
 - Chiamava Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia. 
 - La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza d'intenerire il cuore. 
La Confessione - La confessione frequente de' peccati è cagione di gran bene all'anima nostra, perché la purifica, la risana e la ferma nel servizio di Dio. - Nel confessarsi l'uomo si accusi prima de' peccati più gravi e de' quali ha maggior vergogna: perché così si viene a confondere più il demonio e cavar maggior frutto dalla confessione.
 La Tentazione - Le tentazioni del demonio, spirito superbissimo e tenebroso, non si vincono meglio che con l'umiltà del cuore, e col manifestare semplicemente e chiaramente senza coperta i peccati e le tentazioni al confessore. 
 - Contro le tentazioni di fede invitava a dire: credo, credo, oppure che si recitasse il Credo.
 - La vera custodia della castità è l'umiltà: e però quando si sente la caduta di qualcuno, bisogna muoversi a compassione, e non a sdegno: perché il non aver pietà in simili casi, è segno manifesto di dover prestamente cadere. 
 - Ai giovani dava cinque brevi ricordi: fuggire le cattive compagnie, non nutrire delicatamente il corpo, aborrire l'ozio, fare orazione, frequentare i Sacramenti spesso, e particolarmente la Confessione.

mercoledì 25 maggio 2016

Udienza generale: la preghiera non è una bacchetta magica. Ampia sintesi

2016-05-25 Radio Vaticana







All’udienza generale in Piazza San Pietro, il Papa ha svolto la sua catechesi sulla parabola evangelica del giudice iniquo e la vedova importuna che contiene un insegnamento importante: «La necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai». “Non si tratta – ha detto - di pregare qualche volta, quando mi sento. No, Gesù dice che bisogna «pregare sempre, senza stancarsi». E porta l’esempio della vedova e del giudice”.
“Il giudice è un personaggio potente, chiamato ad emettere sentenze sulla base della Legge di Mosè. Per questo la tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili (cfr Es 18,21). Ci farà bene ascoltare questo anche oggi, eh! Al contrario, questo giudice «non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno». Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della Legge ma faceva quello che voleva, secondo il suo interesse. A lui si rivolge una vedova per avere giustizia. Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri, erano le categorie più deboli della società. I diritti assicurati loro dalla Legge potevano essere calpestati con facilità perché, essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere: una povera vedova, lì, sola, nessuno la difende, potevano ignorarla, anche non darle giustizia; così anche l’orfano, così lo straniero, il migrante. Lo stesso! A quel tempo era molto forte questo… Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo, presentandogli la sua richiesta di giustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo. Il giudice, infatti, a un certo punto la esaudisce, non perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone; semplicemente ammette: «Dato che questa vedova mi dà fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi»”.
“Da questa parabola Gesù trae una duplice conclusione: se la vedova è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti, quanto più Dio, che è Padre buono e giusto, «farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui»; e inoltre non «li farà aspettare a lungo», ma agirà «prontamente»”.
“Per questo Gesù esorta a pregare “senza stancarsi”. Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace. Ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo. La preghiera non è una bacchetta magica! Non è una bacchetta magica!”.
“Essa aiuta a conservare la fede in Dio, ad affidarci a Lui anche quando non ne comprendiamo la volontà. In questo, Gesù stesso – che pregava tanto! – ci è di esempio. La Lettera agli Ebrei ricorda che – così dice - «nei giorni della sua vita terrena – Gesù -  Egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, viene esaudito» (5,7). A prima vista questa affermazione sembra inverosimile, perché Gesù è morto in croce. Eppure la Lettera agli Ebrei non si sbaglia: Dio ha davvero salvato Gesù dalla morte dandogli su di essa completa vittoria, ma la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa! Il riferimento alla supplica che Dio ha esaudito rimanda alla preghiera di Gesù nel Getsemani. Assalito dall’angoscia incombente, Gesù prega il Padre che lo liberi dal calice amaro della passione, ma la sua preghiera è pervasa dalla fiducia nel Padre e si affida senza riserve alla sua volontà: «Però – dice Gesù – non come voglio io, ma come vuoi tu» (Mt 26,39). L’oggetto della preghiera passa in secondo piano; ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre. Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Dio, che è Amore misericordioso”.
“La parabola termina con una domanda: «Ma il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?» (v. 8). E con questa domanda siamo tutti messi in guardia: non dobbiamo desistere dalla preghiera anche se non è corrisposta. E’ la preghiera che conserva la fede, senza di essa la fede vacilla! Chiediamo al Signore una fede che si fa preghiera incessante, perseverante, come quella della vedova della parabola, una fede che si nutre del desiderio della sua venuta. E nella preghiera sperimentiamo la compassione di Dio, che come un Padre viene incontro ai suoi figli pieno di amore misericordioso. Grazie!”.
Al termine dell’udienza generale ha ricordato che domani a Roma si vivrà la tradizionale processione del Corpus Domini:
“Alle 19 in Piazza San Giovanni in Laterano celebrerò la Santa Messa, e quindi adoreremo il Santissimo Sacramento camminando fino alla Basilica di Santa Maria Maggiore. Invito romani e pellegrini a partecipare a questo solenne atto pubblico di fede e di amore a Gesù realmente presente nell’Eucaristia”.
Infine, il Papa ha ricordato che “lunedì scorso in Siria sono avvenuti alcuni attentati terroristici, che hanno provocato la morte di un centinaio di civili inermi”. Quindi ha detto:
“Esorto tutti a pregare, pregare il Padre misericordioso, pregare la Madonna, affinché doni il riposo eterno alle vittime, la consolazione ai familiari e converta il cuore di quanti seminano morte e distruzione. Tutti insieme preghiamo la Madonna: Ave Maria…”.