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mercoledì 16 ottobre 2013

Adorazione Eucaristica 24h

adorazione
LA PREGHIERA NOTTURNA 

Vogliamo dire qualcosa della preghiera notturna, qualcosa senza la pretesa di 
essere esaurienti, ma che possa dire un senso, una direzione a tutti coloro che 
vogliono condividere con noi questo tempo di preghiera. 

Nella propria giornata tipo Gesù è pronto a piegarsi sulle necessità di uomini e donne 
che accorrono a lui per ascoltare la sua parola e per essere guariti. E quando si fa 
notte, Gesù si ritira in disparte a pregare. Mentre il mondo dorme, lui veglia. 
Per Gesù pregare lungo la notte è fare ciò che ha sempre fatto dall’eternità: dialogare 
con il Padre. Cerca questa intimità, che non è semplicemente prendersi un po’ di 
tempo per sé, ma è un desiderio del cuore: amare Colui da cui è amato. È un tempo 
dato per prendere decisioni importanti, per dare concretezza alle vie di Dio; vie che 
prendono carne, la Sua carne benedetta. Perché il progetto eterno di Dio per la 
salvezza dell’uomo ha bisogno sempre di un grembo accogliente di fede e preghiera 
perché possa prendere forma. Ogni decisione importante, definitiva, richiede di essere 
fortificata e “difesa” dalla preghiera. 
La notte del Getzemani è l’esempio più chiaro: Gesù invita i discepoli a vegliare e 
pregare, perché li vorrebbe partecipi della sua lotta, vorrebbe il loro sostegno, 
vorrebbe renderli partecipi di quella decisione altrimenti incomprensibile. In 
quell’ora in cui l’amore del Padre e del Figlio per l’umanità raggiunge il suo apice, 
Gesù vuole che siamo con Lui. 
Dopo la resurrezione e il dono dello Spirito, inizia il cammino della Chiesa e coloro 
che sono abitati dallo stesso Spirito di Gesù sentono, da dentro, il desiderio e 
l’urgenza della preghiera notturna. Paolo testimonia veglie senza numero di cui ne 
troviamo una descritta negli Atti: “Verso la mezzanotte, pregando, Paolo e Sila 
cantavano inni a Dio”; e il risultato è una prigione che si apre, catene che si 
sciolgono, prigionieri che vengono liberati. 
E così il cuore di Cristo continua a palpitare nei suoi discepoli, giorno e notte. 
Anche Francesco amava pregare lungo la notte. Preghiera che nasceva da un 
desiderio di comunione profonda, un tempo prezioso cui non poteva rinunciare e che 
voleva custodire gelosamente. Cercava spesso occasioni per rimanere solo e poter 
passare lunghe notti in preghiera senza essere visto dai confratelli. Chi lo ospitava 
conosceva questo desiderio e preparava per lui le stanze più isolate. Fu proprio 
vedendolo pregare così intensamente durante la notte che Bernardo, il suo primo 
compagno, pensò di lui: “veramente quest’uomo è un uomo di Dio”. 
Anche Chiara aveva scoperto la segreta fonte di dolcezza e di intimità con Dio che 
scaturisce dalla preghiera notturna: “a lungo, dopo compieta, prega con le sorelle. 
Poi, mentre le altre andavano a dare riposo alle stanche membra sui duri giacigli, ella 
restava vigile e, quando le altre erano prese dal sonno, lei rimaneva invitta nella 
preghiera, per poter percepire furtivamente con il suo orecchio il soffio del sussurro 
di Dio”, dice il biografo. Il bisogno di stare con l’Amato, di prolungare il colloquio 
con Lui, di ascoltarlo… Chiara condivide con le sorelle il tempo privilegiato di 
preghiera della notte, quando tutto tace e la voce di Lui risuona maggiormente nel cuore, ma per un’innamorata come lei non bastano i tempi stabiliti: cerca momenti di 
solitudine e di intimità con Gesù, unico Amore della sua vita, che poi sapeva 
trasfondere nel servizio alle sorelle e nella compassione verso i fratelli che 
ricorrevano a lei. Era sua abitudine, a mattutino, chiamare lei le più giovani, 
svegliandole in silenzio con gesti, per invitarle alle lodi. Spesso accendeva le 
lampade alle altre mentre dormivano; spesso suonava la campana con le proprie 
mani: la dolcezza sperimentata nella preghiera fa nascere il desiderio di condividerla 
con chi si ama, di coinvolgere i fratelli e le sorelle per vivere la comunione in Cristo, 
diventando “missionari” nell’annuncio della bellezza della preghiera notturna. 

Pregare nella notte significa essere sentinelle che vegliano a nome di tutti, mani 
alzate che affidano a Dio l’intera umanità: quando il sole sorgerà e gli uomini 
cominceranno a muoversi, senza nemmeno saperlo saranno custoditi da 
un’intercessione e un amore che ha preceduto il loro andare. 
Dedicare a Dio il tempo del riposo significa dargli piena priorità nella propria vita, 
abbandonarsi a Lui e all’azione della grazia che riempie il cuore di chi prega e 
guiderà poi la sua giornata e tutta la sua vita. 
Per vedere brillare le stelle bisogna attendere il cuore della notte… 


Sr. Elisa, sr. Ester, fr. Mattia 

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