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giovedì 26 maggio 2016

San Filippo Neri


L'amore di Dio - Chi vuole altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che si voglia. Chi dimanda altra cosa che non sia Cristo, non sa quello che dimanda.
 Chi opera e non per Cristo, non sa quello che si faccia. -
 L'anima che si dà tutta a Dio, è tutta di Dio. -
 Quanto amore si pone nelle creature, tanto se ne toglie a Dio.
 - All'acquisto dell'amor di Dio non c'è più vera e più breve strada che staccarsi dall'amore delle cose del mondo ancor piccole e di poco momento e dall'amor di se stesso, amando in noi più il volere e servizio di Dio, che la nostra soddisfazione e volere. 
 - Come mai è possibile che un uomo il quale crede in Dio, possa amare altra cosa che Dio? 
 - La grandezza dell'amor di Dio si riconosce dalla grandezza del desiderio che l'uomo ha di patire per amor suo.
 - A chi veramente ama Dio non può avvenire cosa di più gran dispiacere quanto non aver occasione di patire per Lui.
 - Ad uno il quale ama veramente il Signore non è cosa più grave, né più molesta quanto la vita. - I veri servi di Dio hanno la vita in pazienza e la morte in desiderio. 
 - Un'anima veramente innamorata di Dio viene a tale che bisogna che dica: Signore, lasciatemi dormire: Signore, lasciatemi stare. Presenza in Dio e confidenza in Lui 
 - Spesso esortava i suoi figli spirituali che pensassero di aver sempre Dio davanti agli occhi. 
 - Chi non sale spesso in vita col pensiero in Cielo, pericola grandemente di non salirvi dopo morte.
 - Paradiso! Paradiso! era il grido col quale calpestava ogni grandezza umana. 
 - Buttatevi in Dio, buttatevi in Dio, e sappiate che se vorrà qualche cosa da voi, vi farà buoni in tutto quello in cui vorrà adoperarvi. 
 - Bisogna avere grande fiducia in Dio, il quale è quello che è stato sempre: e non bisogna sgomentarsi per cosa accada in contrario. La volontà di Dio 
 - Io non voglio altro se non la tua santissima volontà, o Gesù mio. 
 - Quando l'anima sta rassegnata nelle mani di Dio, e si contenta del divino beneplacito, sta in buone mani, ed è molto sicura che le abbia ad intervenire bene.
 - Ognuno vorrebbe stare sul monte Tabor a vedere Cristo trasfigurato: accompagnar Cristo sul monte Calvario pochi vorrebbero. 
 - E' ottimo rimedio, nel tempo delle tribolazioni e aridità di spirito, l'immaginarsi di essere come un mendico, alla presenza di Dio e dei Santi, e come tale andare ora da questo Santo, ora da quell'altro a domandar loro elemosina spirituale, con quell'affetto e verità onde sogliono domandarla i poveri. E ciò si faccia alle volte 3 corporalmente, andando ora alla Chiesa di questo Santo, ed ora alla Chiesa di quell'altro a domandar questa santa elemosina. 
 - Al P. Antonio Gallonio, fortemente tormentato da una interna tribolazione, S. Filippo diceva: Abbia pazienza, Antonio: questa è la volontà di Dio. Abbi pazienza, sta saldo; questo è il tuo Purgatorio. 
 - A chi si lamentava di certe prove diceva: Non sei degno, non sei degno che il Signore ti visiti. 
 - Quietati che Dio la vuole, disse una volta ad una mamma a cui moriva una piccola figlia, e ti basta essere stata balia di Dio. Desiderio di Perfezione 
 - Non è tempo di dormire, perché il Paradiso non è fatto pei poltroni.
 - Bisogna desiderare di far cose grandi per servizio di Dio, e non accontentarsi di una bontà mediocre, ma aver desiderio (se fosse possibile) di passare in santità ed in amore anche S. Pietro e S. Paolo: la qual cosa, benché l'uomo non sia per conseguire, si deve con tutto ciò desiderare, per fare almeno col desiderio quello che non possiamo colle opere. 
 - Non è superbia il desiderare di passare in santità qualsivoglia Santo: perché il desiderare d'essere santo è desiderio di voler amare ed onorare Dio sopra tutte le cose: e questo desiderio, se si potesse, si dovrebbe stendere in infinito, perché Dio è degno d'infinito onore. 
 - La santità sta tutta in tre dita di spazio, e si toccava la fronte, cioè nel mortificare la razionale, contrastando cioè a se stesso, all'amore proprio, al proprio giudizio.
 - La perfezione non consiste nelle cose esteriori, come in piangere ed altre cose simili, e le lacrime non sono segno che l'uomo sia in grazia di Dio. 
 - Parlando il Santo di spirito e della perfezione diceva: Ubbidienza, Umiltà, Distacco! La Preghiera - L'uomo che non fa orazione è un animale senza ragione. - Il nemico della nostra salute di nessuna cosa più si contrista, e nessuna cosa cerca più impedire che l'orazione. 
 - Non vi è cosa migliore per l'uomo che l'orazione, e senza di essa non si può durar molto nella vita dello spirito. 
 - Per fare buona orazione deve l'anima prima profondissimamente umiliarsi e conoscersi indegna di stare innanzi a tanta maestà, qual è la maestà di Dio, e mostrare a Dio il suo bisogno e la sua impotenza, ed umiliata gettarsi in Dio, che Dio le insegnerà a fare orazione. 
- La vera preparazione all'orazione è l'esercitarsi nella mortificazione: perché il volersi dare alla orazione senza questa è come se un uccello avesse voluto incominciar a volare prima di metter le penne.
 - Ai giovani diceva: Non vi caricate di troppe devozioni, ma intraprendetene poche, e perseverate in esse. Non tante devozioni, ma tanta devozione. 
 L'Umiltà - Figliuoli, siate umili, state bassi: siate umili, state bassi. 
 - Umiliate voi stessi sempre, e abbassatevi negli occhi vostri e degli altri, acciò possiate diventar grandi negli occhi di Dio. 
 - Dio sempre ha ricercato nei cuori degli uomini lo spirito d'umiltà, e un sentir basso di sè. Non vi è cosa che più dispiaccia a Dio che l'essere gonfiato della propria stima. 
 - Non basta solamente onorare i superiori, ma ancora si devono onorare gli eguali e gli inferiori, e cercare di essere il primo ad onorare. 
 - Per fuggire ogni pericolo di vanagloria voleva il Santo che alcune devozioni particolari si facessero in camera, ed esortava che si fuggisse ogni singolarità. A proposito della vanagloria diceva: Vi sono tre sorta di vanagloria. La prima è Padrona e si ha quando questa va innanzi all'opera e l'opera si fa per il fine della vanagloria. La seconda è la Compagna e si ha quando l'uomo non fa l'opera per fine di vanagloria, ma nel farla sente compiacenza. La terza è Serva e si ha quando nel far l'opera sorge la vanagloria, ma la persona subito la reprime.
 - Per acquistare il dono dell'umiltà sono necessarie quattro cose: spernere mundum, spernere nullum, spernere seipsum, spernere se sperni: cioè disprezzare il mondo, non disprezzare alcuno, disprezzare se stesso, non far conto d'essere disprezzato. E soggiungeva, rispetto all'ultimo grado: A questo non sono arrivato: a questo vorrei arrivare.
 - Fuggiva con tutta la forza ogni sorta di dignità: Figliuoli miei, prendete in bene le mie parole, piuttosto pregherei Iddio che mi mandasse la morte, anzi una saetta, che il pensiero di simili dignità. Desidero bene lo spirito e la virtù dei Cardinali e dei Papi, ma non già le grandezze loro.
 La Mortificazione - Figliuoli, umiliate la mente, soggettate il giudizio. - Tutta l'importanza della vita cristiana consiste nel mortificare la razionale.
 - Molto più giova mortificare una propria passione per piccola che sia, che molte astinenze, digiuni e discipline. 
 - Quando gli capitava qualche persona che avesse fama di santità, era solito provarla con mortificazioni spirituali e se la trovava mortificata e umile, ne teneva conto, altrimenti l'aveva per sospetta, dicendo: Ove non è gran mortificazione, non può esservi gran santità. 
 - Le mortificazioni esteriori aiutano grandemente all'acquisto della mortificazione interiore e delle altre virtù.
 L'Obbedienza - L'obbedienza buona è quando si ubbidisce senza discorso e si tiene per certo quello che è comandato è la miglior cosa che si possa fare.
 - L'obbedienza è il vero olocausto che si sacrifica a Dio sull'altare del nostro cuore, e bisogna sforzarci d'obbedire anche nelle cose piccole, e che paiono di niun momento, poiché in questo modo la persona si rende facile ad essere obbediente nelle cose maggiori. 
 E' meglio obbedire al sagrestano e al portinaio quando chiamano, che starsene in camera a fare orazione.
 - A proposito di colui che comandava diceva: Chi vuol esser obbedito assai, comandi poco. 
 La Gioia Cristiana - Figliuoli, state allegri, state allegri. Voglio che non facciate peccati, ma che siate allegri.
 - Non voglio scrupoli, non voglio malinconie. Scrupoli e malinconie, lontani da casa mia. - L'allegrezza cristiana interiore è un dono di Dio, derivato dalla buona coscienza, mercé il disprezzo delle cose terrene, unito con la contemplazione delle celesti...Si oppone alla nostra allegrezza il peccato; anzi, chi è servo del peccato non può neanche assaporarla: le si oppone principalmente l'ambizione: le è nemico il senso, e molto altresì la vanità e la detrazione. La nostra allegrezza corre gran pericolo e spesso si perde col trattare cose mondane, col consorzio degli ambiziosi, col diletto degli spettacoli. 
 - Ai giovani che facevano chiasso, a proposito di coloro che si lamentavano, diceva: Lasciateli, miei cari, brontolare quanto vogliono. Voi seguitate il fatto vostro, e state allegramente, perché altro non voglio da voi se non che non facciate peccati. E quando doveva frenare l'irrequietezza dei ragazzi diceva: State fermi, e, sotto voce, se potete.
 La Devozione a Maria - Figliuoli miei, siate devoti della Madonna: siate devoti a Maria.
 - Sappiate, figliuoli, e credete a me, che lo so: non vi è mezzo più potente ad ottenere le grazie da Dio che la Madonna Santissima. 
 - Chiamava Maria il mio amore, la mia consolazione, la mamma mia. 
 - La Madonna Santissima ama coloro che la chiamano Vergine e Madre di Dio, e che nominano innanzi a Lei il nome santissimo di Gesù, il quale ha forza d'intenerire il cuore. 
La Confessione - La confessione frequente de' peccati è cagione di gran bene all'anima nostra, perché la purifica, la risana e la ferma nel servizio di Dio. - Nel confessarsi l'uomo si accusi prima de' peccati più gravi e de' quali ha maggior vergogna: perché così si viene a confondere più il demonio e cavar maggior frutto dalla confessione.
 La Tentazione - Le tentazioni del demonio, spirito superbissimo e tenebroso, non si vincono meglio che con l'umiltà del cuore, e col manifestare semplicemente e chiaramente senza coperta i peccati e le tentazioni al confessore. 
 - Contro le tentazioni di fede invitava a dire: credo, credo, oppure che si recitasse il Credo.
 - La vera custodia della castità è l'umiltà: e però quando si sente la caduta di qualcuno, bisogna muoversi a compassione, e non a sdegno: perché il non aver pietà in simili casi, è segno manifesto di dover prestamente cadere. 
 - Ai giovani dava cinque brevi ricordi: fuggire le cattive compagnie, non nutrire delicatamente il corpo, aborrire l'ozio, fare orazione, frequentare i Sacramenti spesso, e particolarmente la Confessione.

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